Pescara. Simulavano la trasformazione dei rifiuti in ferro in materia prima secondaria, senza rispettare la normativa vigente. Tredici persone sono state denunciate a piede libero con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti.
Sequestrati, in via preventiva, anche sette autodemolitori, come disposto dal gip del Tribunale di Pescara, Luca De Ninis, su richiesta del pm Barbara Del Bono. L’operazione ha visto impegnati i carabinieri del Noe di Pescara, coordinati da Fiorindo Basilico, tra Abruzzo, Marche e Puglia e le indagini sono partite nel 2008.
L’indagine. Nell’inchiesta sono coinvolti: Luciano Bellia, 43 anni, di Chieti, titolare della ditta Sidermetalli srl.; Edoardo Savignano, 27 anni, nato ad Atri e residente a Montesilvano, co-proprietario della ditta New Edy a.r.l.; Franceso Anello, 48 anni, nato a Palermo e residente a Chieti, titolare della ditta Fratelli Anello s.n.c.; Carlucci Rocco, 36anni, nato a L’Aquila e residente a Chieti, chimico dell’Arta. Gli indagati devono rispondere, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati di natura ambientale, falso ideologico, truffe aggravate, evasione dei dazi doganali mediante false dichiarazioni. Le aziende sequestrate (autodemolitori, recuperatori e trasportatori di rifiuti speciali) si trovano in Abruzzo, Marche e Puglia. Si tratta delle ditte Simonelli Armando di Fermo; Fratelli Anello s.n.c. di Chieti; Sidermetalli s.r.l. di Chieti Scalo; New Edy s.r.l. di Montesilvano; Sg Trasporti s.n.c. di Salvatore Giuseppe & C. di Miglianico; Agricola Abruzzese s.r.l., di San Vito Chietino; Russi Gianfranco di San Severo (Foggia). Le indagini del Nucleo Operativo Ecologico di Pescara, guidato dal comandante Fiorindo Basilico, sono partite nel 2008 con il sequestro al porto di Pescara di un carico di 800 tonnellate di rifiuti non ancora trattati a bordo della nave ‘Emelie’, che faceva capo ad una società albanese, in partenza per la Grecia. Nel corso delle indagini i carabinieri sono riusciti a risalire ad un’organizzazione dedita al traffico illecito di rifiuti speciali pericolosi e non, in particolare rottami metallici, con base in Abruzzo e con diramazioni in Puglia e Marche. In sostanza venivano movimentati rottami metallici verso acciaierie turche e greche simulando il trattamento dei rifiuti e falsificando i documenti di trasporto e i formulari di identificazione rifiuto. I rifiuti confluivano nei quattro impianti operanti a Chieti Scalo, Montesilvano e Fermo, genericamente autorizzati alla gestione rifiuti secondo la normativa ambientale. In realta’, di fatto, erano privi di impianti tecnicamente idonei al recupero di rottami derivanti dalle demolizioni di veicoli fuori uso. La ferraglia, spesso di origine ignota, confluiva presso gli impianti mediante una catena di produttori e trasportatori, tra cui raccoglitori in forma abusiva, e poi veniva movimentata come materia prima secondaria attraverso ditte compiacenti di San Vito Chietino e San Severo (Foggia).
Il carico partiva per l’Albania dai porti di Pescara e Ortona (Chieti). Gli inquirenti hanno accertato che i profitti di due spedizioni ammontano a circa 700 mila euro. Dalle indagini e’ emerso che l’organizzazione per anni omettendo di bonificare e trattare i rottami ferrosi ha ottenuto materia prima secondaria con notevoli risparmi sui costi aziendali. I sequestri sono stati disposti dal gip del tribunale di Pescara, Luca De Ninis, su richiesta del pm Barbara Del Bono. L’operazione, denominata ‘Emelie’, e’ stata eseguita con l’impiego di 50 carabinieri dei comandi provinciali di Pescara, Chieti, Ascoli Piceno e Foggia con il supporto del quinto Elinucleo di Falconara (Ancona).