Per 8 anni, fin dal suo arrivo nella parrocchia di San Pietro Martire, nel rione popolare al confine con Sambuceto, don Massimiliano De Luca si è battuto per mettere sotto gli occhi della città intera lo spaccio di droga che si consuma tra le case popolari di via Caduti per Servizio, schierandosi al fianco dei residenti onesti, costretti a subire le minacce e le violenze di chi preferisce il silenzio e l’omertà per far fiorire i traffici illeciti anche alla luce del sole.
E’ diventato, così, Don Max, parroco-coraggio in prima fila al fianco dell’associazione Insieme Per Fontanelle, i cui membri sono stati più volte vittime di gesti intimidatori e violenze: macchine e portoni incendianti, aggressioni e minacce continue. Al suo indirizzo ne sono arrivate numerose ma il sacerdote non ha mai smesso di fare la voce grossa per tenere alta l’attenzione su Fontanelle, polemizzando senza mezzi termini anche contro la politica e le istituzioni.
Al punto, forse, che il vescovo Valentinetti, nella riorganizzazione della diocesi stabilita alcuni mesi fa, ha deciso di trasferire don Max nella parrocchia degli Angeli Custodi, nel cuore di Rancitelli, altra zona che potrebbe giovarsi largamente del polso duro di Padre De Luca.
Fontanelle si era subito mobilitata per tenerselo stresso, presentando al vescovo oltre 650 firme chiedendo di annullare il trasferimento. Qualcuno, invece, negli ultimi giorni ha manifestato a chiare lettere, marchiate con lo spray rosso sul muro, intenzioni decisamente contrarie.
Sulla parete della scuola primaria si può ancora leggere “Don Max Vattene”, mentre su un muro di cinta che confina con San Pietro la medesima scritta minacciosa è stata già coperta dai parrocchiani con la vernice bianca. Opera, come si dice di rito, di vandali ignoti ma, anche se la fede cattolica predica di non malignare, non ci vuole troppo a intuire “a quale parrocchia” possano appartenere.. E non si parla di campanilismi tra fedeli.