Pescara. La Guardia di Finanza ha tratto in arresto il responsabile dell’Ufficio Tecnico del Comune di Torre dè Passeri, Paolo Arditi, nonché capo dell’Ufficio Sisma dello stesso Comune, insieme a due privati progettisti, uno dei quali è il figlio dell’Arditi, che, attraverso la propria attività professionale, hanno attestato false ristrutturazioni e gonfiato fatture per 450 mila euro, sottraendo così risorse pubbliche destinate proprio alla ricostruzione post sisma del 6 aprile 2009. In manette anche i titolari delle ditte ristrutturatrici.
Sono 4 gli imprenditori edili arrestati, titolari delle ditte che avevano operato interventi di ristrutturazione di entità di gran lunga inferiori a quelli preventivati nelle fatture vagliate dall’Ufficio Comunale di Torre dè Passeri, uno dei 7 Comuni della Provincia di Pescara inclusi nel cratere sismico dopo il 6 aprile 2009. Si tratta di Fernando Del Rossi, Lucio Marsili, Romolo De Angelis e l’albanese Urim Muca.
Ben 350 i progetti finiti nelle indagini partite dalla Tenenza di Popoli e portate avanti dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Pescara, sotto la direzione del Sostituto Procuratore Gennaro Varone. Un’attività illecita operante alle spalle della grande macchina della ricostruzione post-sisma. Dopo le prime, immediate valutazioni della Protezione Civile, i Comuni terremotati si sono dotati di appositi Uffici sisma, presso i quali i privati proprietari di abitazioni danneggiate potevano presentare domanda per ricevere fondi utili alla ristrutturazione: un progettista stila il progetto, l’Ufficio lo approva e il Comune paga, attingendo ai fondi statali. Un milione e 800mila euro è la cifra erogata a Torre de Passeri, 455mila quelli finiti nella rete della truffa.
Una rete amicale, ‘My friend’, infatti, il nome dell’operazione illustrata oggi nei dettagli dal Comandante Provinciale Maurizio Favia, dal Capitano Alfonso Rossi dello stesso Comando Provinciale, e dal Luogotenente Giovanni Valiar D’Abate Comandante della Tenenza di Popoli: 229 gli immobili classificati A, ovvero con danni rilevanti, circa 100 quelli B e C, una dozzina quelli classe E. Più della metà dei progetti presentati portano la firma dei progettisti Michele Pace e Giuseppe Arditi, ovvero il figlio di quel Paolo Arditi capo dell’Ufficio Sisma nonché capo dell’Ufficio tecnico comunale, al quale spetta il vaglio per l’approvazione delle ristrutturazioni da finanziare. Ed è così che la cerchia amicale si stringe a conclusione. La Guardia di Finanza ha già controllato 16 immobili privati (appartenenti senza distinzione di ceto a casalinghe, pensionati e imprenditori, impiegati e disoccupati) e 11 edifici pubblici, tra i quali la palestra e lo stadio di Torre.
In aggiunta alla frode pubblica, proprio per lo stadio si aggiunge una truffa per 100mila euro alla compagnia assicurativa Ina Assitalia, versati in acconto al Comune per una ristrutturazione periziata per 400mila euro, ma in realtà i danni rilevati dalla Protezione Civile subito dopo il sisma consistevano in qualche crepa all’interno dei servizi igienici. Per la palestra, addirittura, l’istruttoria della Protezione Civile aveva riscontrato “nessun danno”, mentre la pratica dei progettisti recitava uno scenario da crollo imminente.
Un massetto da abbattere mai esistito, una riverniciatura totale di una casa che, prima del terremoto, era in cemento grezzo, lesioni di un metro che nel computo metrico si allargavano a pareti intere, capitolati compilati con materiali di alta qualità mentre, poi, le ristrutturazioni venivano effettuate con mattonelle scadenti. C’è addirittura chi, per rifarsi qualche stanza l’ha sventrata appositamente attribuendo il danno alle scosse.
“Una spregiudicata distribuzione a pioggia dei fondi stanziati per la ricostruzione” è stata così ricondotta, dagli inquirenti, alle ‘solite’ quattro ditte che “si spartivano la torta della ricostruzione” a Torre de Passeri, alle ricorrenti firme dei due professionisti (noti collaboratori reciproci) e, soprattutto, al figliale rapporto tra i due Arditi. Posizione vantaggiosa, quella del progettista, che riscuoteva successo, in buona o cattiva fede, presso i cittadini torreggiani proprio per il posto di rilievo del padre: rivolgersi a chi ha un santo in paradiso fa sempre comodo.
Le indagini procedono ora, attraverso perquisizioni, interrogatori di garanzia e accertamenti bancari; non è finora coinvolto nessuno dei proprietari, né altri funzionari comunali o rappresentanti istituzionali, seppur tutto è avvenuto alla luce del sole e sotto gli occhi di un paese dalle ridotte dimensioni. Già ad ottobre, infatti, alcuni giornali avevano avanzato sospetti sugli illeciti: un allarme recepito e per questo la Finanza ha rinvenuto documentazioni artefatte che i vari truffatori, avevano preparato per non farsi cogliere in fallo. I sette soggetti sono stati posti agli arresti domiciliari a seguito di ordinanza adottata dal GIP di Pescara, Guido Campli, con l’accusa di concorso in truffa aggravata e si prospettano le ipotesi di associazione a delinquere e corruzione, quest’ultima in relazione alle numerose perizie truffaldine. Si teme, infine, un’espansione dell’indagine a macchia d’olio verso altri soggetti e gli altri Comuni del cratere pescarese.
Daniele Galli