Pescara. Un corteo di 1 chilometro. Ombrelloni, sdraio, lettini, pattìni da salvataggio, hanno sfilato a bordo di macchine e furgoni sullo sfondo di clacson strombazzanti e musica ad altissimo volume. Montesilvano e Pescara questa mattina sono state assalite dalla protesta degli esercenti balneari provenienti da mezza costa adriatica: traffico in tilt sul lungomare e nelle vie del centro.
Sono partiti alle 9:00 dai grandi alberghi di Montesilvano e procedendo sul lungomare si sono diretti verso Pescara. Allineati in una coda di un chilometro, scortati dalla polizia municipale, procedendo a singhiozzo, ma con le mani fisse sul clacson e accompagnati da una musica ancor più assordante. La seconda tappa del corteo è stato il piazzale dinanzi alla Capitaneria di porto del capoluogo adriatico, ma prima di oltrepassare il fiume il torpedone ha osservato una sosta ‘obbligata’ di fronte a quello che rimane dello stabilimento Oriente, raso al suolo dopo l’incendio dello scorso dicembre. Traffico impazzito in entrambe le direzioni: inevitabile per tutti arrendersi di fronte ad una fila lunga dalla Nave di Cascella fino alla Madonnnina; la svolta in via Marco Polo e marcia indietro verso nord, passando per il centralissimo corso Vittorio Emanuele, fermandosi a far sentire le proprie ragioni sotto i palazzi del Comune e della Provincia. E intanto il traffico ordinario rimaneva bloccato fino allo stadio, vari chilometri più a sud. Un ‘trauma’ per Pescara durato l’intera mattinata, finché la protesta non è rientrata all’auditorium Castellamare su viale Bovio.
Tanto colore, tanto folklore, con gli inevitabili cartelloni e striscioni. Ma i motivi della protesta sono reali. Su un volantino si legge: “Il nostro turismo balneare è a grave rischio perché dal 2016 la Direttiva Bolkestein prevede lo svolgimento di gare ad evidenza pubblica europee per il rinnovo dei concessi demaniali. Davvero strani imprenditori, oscure finanziarie, uomini con la valigetta potranno gestire i nostri stabilimenti balneari?”.
Una manifestazione congiunta e larghissima: Emilia Romagna, Marche, Abruzzo e Molise, i balneatori dell’Adriatico uniti con un solo obiettivo: salvare le concessioni demaniali. Messe a rischio dalla direttiva Bolkestein e dalla scelta del governo di non tutelare gli stabilimenti balneari come “tipicità italiana” (al pari di tassisti, commercianti ambulanti e rifugi d’alta quota). Le imprese operanti del settore si sono raccolte attorno alle due associazioni più rappresentative, Fiba-Confesercenti e Sib-Confcommercio. Importante farsi sentire proprio oggi: domani tornerà a riunirsi la Conferenza Stato-Regioni chiamata a discutere nuovamente della questione; le Regioni hanno già respinto la proposta del ministro Fitto. L’appello è ad un cambiamento radicale della posizione italiana che tuteli il made in Italy anche nel turismo.
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Dalla manifestazione è nato un coordinamento dei balneatori dell’Adriatico, che si propone di unire le forze degli eletti di tutti i partiti nel parlamento italiano ed escludere le imprese balneari dalla direttiva Bolkestein che rischia di mettere all’asta il turismo made in Italy. “Chiediamo subito che nasca un coordinamento adriatico anche dei parlamentari”, ha sottolineato il direttore regionale di Confesercenti Enzo Giammarino, “perché questo è il momento di agire insieme”.
Presenti molti rappresentanti delle istituzioni. Dal deputato Amedeo Ciccanti (Udc), all’assessore regionale al turismo Mauro Di Dalmazio ai rappresentanti dei Comuni di Pescara, Vasto, Giulianova, Silvi e della Provincia di Chieti, al senatore Giovanni Legnini (Pd) che ha dichiarato: “La direttiva Bolkestein non può riguardare le imprese balneari italiane. E il governo italiano ha tutti gli strumenti per salvaguardare le imprese. È in ballo la vita di 30 mila aziende sane. Perché una cosa è certa: l’Italia ha già molti problemi, e non ha bisogno di trovarsene degli altri”.
L’intervento della Fab. Nel furore dell’evento, c’è spazio anche per una nota polemica, quella della Federazione Autonoma Balneari, sigla sindacale aderente alla Cna non invitata alla manifestazione: “L’adozione di una legge quadro a tutela delle attuali imprese balneari e di una norma transitoria che vada oltre il 2015 sono temi fondamentali per la categoria richiesti da tutte le associazioni del settore. Desta, perciò, rammarico il fatto che alla manifestazione odierna dei balneatori- organizzata dalla sib confcommercio e della fiba confesercenti, – non siano state interpellate le scriventi sigle sindacali che a livello regionale con le 265 imprese iscritte rappresentano il 45% del totale sulle 600 concessioni esistenti e siglano a livello nazionale unitariamente i documenti per la categori”, si legge in una nota firmata da Fab-Assobalneari Abruzzo-Molise
Daniele Galli
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