Pescara, foto e riviste d’epoca per salvare la storica centrale del latte

 

CentraleLattecartolinaPescara. Pochi giorni mancano al verdetto della Sovrintendenza ai Beni culturali e tornano alla carica le associazioni che hanno condotto la battaglia per l’apposizione (salvifica) del vincolo storico-architettonico sull’ex centrale del latte di via del Circuito. Venerdì scorso, WWF e Comitato abruzzese del paesaggio hanno inviato al nuovo direttore regionale della Soprintendenza, Fabrizio Magani, nuovi documenti per evitare una ‘damnatio memoriae’: cartoline e riviste dell’epoca fascista a testimoniare il valore storico della latteria.

Sono le due associazioni, insieme ad Italia Nostra, ad essersi accorte ad inizio giugno che l’edificio, di proprietà dell’impresa costruttrice Se.Bi, era in procinto di essere abbattuto, spinte anche da voci di lungo corso che ventilavano di un permesso già rilasciato per la costruzione ex-novo di una palazzina ad uso uffici. Le associazioni inviarono una nota alla Sovrintendenza per i Beni Culturali Paesaggistici per chiedere un vincolo a tutela del valore storico-architettonico della palazzina, per la quale si attribuisce la progettazione a Florestano Di Fausto, architetto di spicco del ventennio fascista nonché padre della Costituente e ideatore, per conto del Ministero degli Esteri, delle opere più importanti nelle terre colonizzate dall’Italia mussoliniana. Il 26 giugno cominciarono i lavori di demolizione della parte posteriore della palazzina, grazie al permesso rilasciato ancora in assenza di pronunciamento della Sovrintendenza. Lavori che vennero bloccati il 30 luglio da un fax urgente della Sovrintendenza inviato alla Se.Bi, comunicando l’apposizione di un vincolo cautelativo temporaneo, in luogo di un’istruttoria di approfondimento aperta sul caso. Ma il 30 luglio era un venerdì, e il lunedì 2 agosto la Se.Bi, dichiarando di non aver ricevuto alcuna comunicazione, cominciò ad abbattere anche parte della facciata rimasta in piedi, costretta a fermarsi solo dalle proteste veementi delle associazioni e dall’intervento della Polizia Municipale.

Pochi giorni fa, Magani si è insediato alla direzione della Soprintendenza regionale, e a breve dovrà pronunciare il suo verdetto definitivo, dopo aver esaminato i pareri dei commissari di zona che hanno condotto l’istruttoria. E per avvalorare l’attribuzione dell’opera al Di Fausto, le associazioni hanno condotto una loro indagine parallela, arrivando al reperimento di alcuni importanti elementi che testimonierebbero l’importanza storica e architettonica della latteria sociale per la memoria di Pescara. Nel plico spedito venerdì a Magani, c’è una brochure degli anni ’30 stampata dalla Ditta Staccioli, ovvero la ditta costruttrice dell’edificio, che per meglio sponsorizzarsi aveva realizzato l’opuscolo fotografico riportando a chiare lettere il progettista: Architetto Di Fausto. Ancora, le pagine 82 e 83 del n° del settembre 1934 de ‘La rivista del popolo d’Italia’, dove littoreggianti versi esaltano il fervore architettonico della città all’epoca al primordiale sviluppo: ovviamente la centrale del latte compare nella sua completa forma, mentre il Municipio è ancora un cantiere.

Le difese della palazzina sono state prese, ancora una volta, in conferenza stampa da Chiara Razzi del WWF e da Alfredo Mantini e Davide Fragasso del Comitato abruzzese del paesaggio: “Questi documenti”, hanno dichiarato, “sono incontrovertibili, a discapito degli parole che da più parte hanno provato ad effettuare una strumentale damnatio memoiae”. Per evitare, quindi, che venga smentito il valore storico di un opera realizzata “da chi in passato ha dato lustro alla città”, le due associazioni hanno dato questo supplemento documentale alla Soprintendenza, “affinché venga meglio eseguito l’iter per l’apposizione del vincolo”.CentraleLatteWWF

“Questi documenti dell’epoca dimostrano, qualora le attribuzioni a De Fausto fatte da numerosi testi universitari non bastassero, che la latteria possiede una valore come prototipo architettonico per la Pescara del ventennio fascista e che, al contrario della secondarietà affibbiatale in questi mesi, essendo precedente anche al Municipio rappresenta un esempio di linguaggio innovativo per l’architettura pescarese usato come fulcro per il successivo sviluppo della città”, conclude Chiara Rizzi.

Daniele Galli

 

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