Pescara. “Per almeno quattro giorni consecutivi, dalle 6.40 del 15 luglio alle 8.15 del 19 luglio, parte delle acque reflue della città di Pescara sono state sversate direttamente nel fiume e nel mare, anziché essere convogliate nel depuratore, in quanto i carichi erano ‘superiori’ alla portata dell’impianto stesso”.
A riferirne oggi la certezza, dopo letto le relative comunicazioni intercorse tra il Gruppo Di Vincenzo, che gestisce il depuratore, con la Provincia di Pescara, con il sindaco Alessandrini, l’Aca e l’Arta, sono l’avvocato Berardino Fiorilli e Armando Foschi, dell’Associazione ‘Pescara – Mi piace’.
“Ciò che non sappiamo”, affermano i due, “è la quantità di reflui finiti in mare per quattro giorni, una quantità che non osiamo neanche pronunciare, e sulla quale va fatta chiarezza. Ma soprattutto, tale situazione impone l’adozione di severe misure di tutela nei confronti dei cittadini, ovvero impone l’esecuzione immediata di una serie ripetuta di campionamenti straordinari del nostro mare da parte dell’Arta, da svolgere per almeno una settimana consecutiva, per avere la certezza che il mare sia balneabile, e non può il vicesindaco semplicisticamente decidere di riaprire ai bagni dopo 48 ore dall’ultimo sversamento, quindi già domani, senza alcun pezzo di carta che certifichi la qualità di quelle acque”.
“Rimuovere oggi quei divieti”, concludono Foschi e Fiorilli, chiedendo l’esecuzione di nuovi, “è semplicemente e amministrativamente irresponsabile, ma soprattutto il sindaco Alessandrini, primo tutore della salute dei cittadini, si assumerebbe di nuovo una responsabilità grave”.