Università Pescara, inaugurato l’anno accademico: aumentano gli iscritti, calano le risorse

universit_pescaraPescara. L’Università D’Annunzio di Chieti-Pescara ha visto in dieci anni un aumento del 42% circa degli iscritti: erano 17.990 nel 2000, oggi sono 31.257. E gli immatricolati sono passati, nello stesso periodo, da 3.456 a 6.014. Gli studenti, oltre che dall’Abruzzo, arrivano da Puglia, Molise, Campania, Basilicata, Marche e Calabria.

I dati sono stati resi noti nel corso della cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2010/2011, durante la quale il rettore, Franco Cuccurullo, ha parlato della riduzione delle risorse e della prossima diminuzione del numero di docenti, sottolineando le sue perplessità e criticando la riforma del ministro Gelmini.

Il Rettore Cuccurullo ha puntato il dito contro i tagli dissennati introdotti dalla Riforma, che nello specifico per la D’annunzio nel 2010 sono circa 6 milioni ed è prevista per il 2011 un ’ulteriore decurtazione delle risorse, che dovrebbe essere la più affliggente per l’offerta formativa del nostro ateneo. Una prima conseguenza dei tagli modificherà in maniera sostanziale i rapporti del corpo docente, in sostanza prevarrà un importante aumento del numero di ricercatori precari e la diminuzione drammatica del personale ordinario. Cuccurullo ha evidenziato anche gli inadeguati meccanismi concorsuali introdotti dalla Gelmini che rischiano di indebolire il principio meritocratico delle scelte.

“La radice di un futuro liberale e sostenibile affonda sicuramente nella scuola e nell’Università pubblica” commenta Giampiero Riccardo, coordinatore regionale Giovani IdV. “L’imperativo deve essere investire nell’istruzione, ricerca e nella stabilizzazione degli insegnanti precari. La tutela professionale e il rispetto della dignità, nei confronti di quanti per lavoro si fanno veicolo di istruzione e formazione, stabilisce il grado di educazione di un popolo e lo rende responsabile nei confronti delle generazioni future. Per questi motivi non possiamo che apprezzare e soprattutto sostenere il grido dall’allarme che questa volta proviene direttamente dalla più alta ed autorevole carica dell’Università D’Annunzio”.

 

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