Pescara. Sono trascorsi ben 32 anni da quel 29 gennaio 1979, quando una mattina come tante 8 colpi di pistola sparati a bruciapelo strapparono all’amore della sua famiglia Emilio Alessandrini. Un magistrato che ha legato il proprio nome ad alcune delle inchieste più importanti degli anni di piombo, la strage di piazza Fontana, il terrorismo in tutte le sue forme, l’omicidio di Roberto Calvi, i Servizi deviati; un magistrato che ha pagato con la propria vita la propria dedizione allo Stato. Stamane il sindaco di Pescara Luigi Albore Mascia, alle 8.30 in punto, ora dell’agguato, ha deposto una corona ai piedi del monumento dedicato alla figura del magistrato in piazza Unione.
“Un momento di raccoglimento, di preghiera, in modo sobrio, in linea con il carattere del magistrato – ha detto il sindaco Albore Mascia -. Ogni anno per l’intera città è un dolore che si rinnova: in tanti, compagni di scuola, colleghi di lavoro, avvocati, giudici, ricordano quel ‘ragazzo’ dal volto mite e lo sguardo deciso, serio e impegnato negli studi classici, determinato nell’attività forense, una determinazione che gli ha meritato la fiducia e il rispetto di tutti e che presto lo ha condotto a occuparsi di alcune delle inchieste più scottanti degli anni di piombo. Tra le sue mani sono arrivati i faldoni e sono partite le indagini dei drammi che hanno segnato l’Italia di fine anni ’60 e inizi anni ’70. Il coraggio, la dedizione per il proprio lavoro e l’amore di verità lo hanno portato a continuare anche dopo che, durante un’irruzione nell’appartamento di un terrorista, venne ritrovata una ‘scheda’ con la sua foto e alcuni dettagli della sua vita, la tipica scheda che poteva essere preludio di un attentato. Ma il giudice Alessandrini proseguì le sue inchieste con la stessa tenacia. Poi l’agguato mortale, dopo aver dato l’ultimo bacio al figlio, l’amico Marco, dinanzi al cancello di scuola, ultima immagine di un padre-uomo dello Stato che per lo Stato ha sacrificato la propria vita. Stamane il pensiero dell’intera amministrazione comunale e quello mio personale sono andati a Marco Alessandrini, alla sua famiglia, per quel dolore che inevitabilmente si rinnova”.
Monica Coletti