Stando alle testimonianze di chi ha assistito alla partita dagli spalti, sul 2-3 l’arbitro non avrebbe concesso un rigore al Pescara, le prime proteste sono nate dalla panchina pescarese e mentre il direttore di gara discuteva con lo staff tecnico, in campo si è accesa la rissa tra i giocatori; la tensione sarebbe salita immediatamente e i componenti di entrambe le panchine sono scesi in campo a dar man forte al litigio. In pochi attimi sarebbe sorto un parapiglia generale: calciatori e dirigenti di entrambe le compagini a dar vita ad un enorme tafferugli in cui, quasi 50 persone hanno levato calci e pugni.
A farne le spese sono stati un giovane atleta dell’Andria, finito al pronto soccorso con un trauma alla mano, lamentando inoltre di aver ricevuto violenti colpi ricevuti al viso e allo stomaco. Sul posto sono intervenute in pochi minuti 4 volanti della polizia, ma la situazione era già tornata in un relativo stato di quiete.
La partita è finita, poi, sul risultato di 2-5: già in svantaggio, il Pescara è capitolato anche a causa dell’inferiorità numerica; nell’occasione l’arbitro aveva espulso lo stesso pugliese finito al pronto soccorso e il pescarese considerati come gli autori delle prime schermaglie, e il portiere locale, sostituito da un altro giocatore in campo avendo il Pescara terminato le sostituzioni disponibili.
La dirigenza andriana, però, si difende: “La rissa è nata in campo tra due giocatori, la panchina del Pescara è subito entrata per fare una ‘caccia all’uomo’ in difesa del proprio calciatore, mentre noi, insieme alla terna arbitrale, siamo intervenuti solo per riportare la calma”, riferisce al telefono un dirigente dell’Andria Bat.
Daniele Galli