Pescara, Occupazione Università: le richieste dei manifestanti

 

UniversitaOccupataPescara. Terzo giorno di occupazione per gli studenti dell’Università D’Annunzio. Da martedì, dopo il corteo partito dal Ponte del Mare, le facoltà di Lingue e di Architettura hanno occupato simbolicamente l’aula 26 del complesso universitario di viale Pindaro, dove prosegue permanentemente un’assemblea per diffondere il dissenso contro la riforma. Oggi l’associazione studentesca 360 Gradi ha diramato un comunicato per rendere note le intenzioni della protesta.

La ‘bara della cultura’ che era partita da Ponte del Mare nel giorno del voto del Ddl Gelmini, staziona nell’aula 26 ormai da tre giorni, campeggiando sull’assemblea permanente degli studenti della D’Annunzio. Martedì i ragazzi hanno passato la notte all’interno della facoltà, tra proiezioni di film in memoria di Mario Monicelli, dibattiti, chitarre e slogan. Ieri mattina si è tenuto un convegno sull’Aids, poi, alle 22:00 i manifestanti hanno interrotto la loro protesta, per “essere più attivi durante la giornata”. Da stamattina, infatti, si è tenuta, in videoconferenza con le facoltà occupate di Roma e L’Aquila,  una lunga assemblea terminata intorno alle 15:00. Da questa è stato partorito un documento, supportato da una raccolta firme da indirizzare al Consiglio di Amministrazione per interrogarlo, tra gli altri quesiti, “sul ruolo della fondazione d’Annunzio nella gestione dei fondi universitari e contro la struttura pescarese che cade a pezzi”.

Il documento.  Tagli alle borse di studio. Nel 2009 il fondo nazionale per le borse di studio era di 246 milioni di €. Il 14 ottobre il Consiglio dei Ministri ha approvato l’ennesimo odioso taglio a tale fondo portando il fondo nazionale per il 2011 a 25.731.000 €, segnando una riduzione dell’ 89,54% rispetto all’inizio del mandato del ministro Gelmini, quello stesso ministro che sostiene di voler tutelare il diritto allo studio e nega i tagli. Nel 2013 sempre la manovra finanziaria prevede una riduzione ulteriore del fondo a 12.939.000 €. Il ministro Gelmini crede di sopperire alla mancanza di fondi per le borse di studio con il prestito ad onore, che sarà concesso solo agli studenti che dimostreranno di avere delle garanzie per rimborsarlo una volta laureati. La riforma è a favore dei Baroni. Le assunzioni con la riforma saranno ancora gestite dai professori che dovranno scegliere chi assumere all’interno di una lista nazionale. Non potranno più assumere i loro figli, mariti, mogli, cugini e nipoti all’interno del loro dipartimento, ma in ogni facoltà ce ne sono almeno due, basterà accordarsi con i professori del dipartimento a fianco per assumere i parenti. Rappresentanza studentesca. Noi studenti non saremo più rappresentati e non potremo far valere i nostri diritti. Ci sarà un solo rappresentante per tutta l’università in consiglio d’amministrazione che non garantirà il pluralismo e non si potrà occupare dei problemi di tutti gli studenti. Ricercatori (i nuovi co co pro). Scordiamoci un futuro all’interno dell’Università. I ricercatori che già ora insegnano senza averne l’obbligo, saranno assunti con contratti a tempo determinato (massimo 8 anni) al termine del quale ci sarà per loro il passaggio a professore associato (solo in presenza di fondi, non garantiti dalla riforma Gelmini) o il licenziamento precludente la possibilità di partecipare ad altri bandi per ricercatori anche in altre parti d’Italia, con la conseguente assunzione di nuovi ricercatori precari per altri 8 anni. Ingresso dei privasti nel cda (Consiglio d’amministrazione). I privati saranno presenti nei consigli d’amministrazione nella misura del 40 %, questo porterà una minore trasparenza, ma sopratutto una disuguaglianza tra le facoltà, privilegiando quelle più redditizie (Medicina, Farmacia, Ingegneria) a scapito delle altre. Crediamo che ogni facoltà debba avere gli stessi mezzi, perché la cultura è una sola. Siamo d’accordo che l’Università italiana deve cambiare, ma in meglio!

Daniele Galli


 

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