Pescara. Anche in Piazza Salotto sono scesi studenti e docenti per lo sciopero della scuola, organizzato in tutta Italia da Cobas, Gilda e Unicobas per esprimere il rifiuto verso i quiz Invalsi e dare continuità alla campagna di resistenza contro l’applicazione della Legge 107.
Questa mattina in contemporanea in tutte le scuole di Pescara i ragazzi hanno boicottato le prove Invalsi, in particolare al liceo classico D’Annunzio e al liceo scientifico Marconi, in cui la quasi totalità degli alunni non ha svolto il test.
E i ragazzi del Collettivo studentesco hanno realizzato un sit-in, durante il quale hanno affrontato tanti argomenti:
“Ci siamo divisi in due gruppi di lavoro su Didattica e valutazione e Repressione e referendum”, hanno illustrato i ragazzi. “Nel primo gruppo, in didattica e valutazione, abbiamo discusso su quello che crediamo debba essere la didattica, su come si possa mettere in pratica l’insegnamento non frontale nelle nostre scuole, in collaborazione con in docenti”.
“Abbiamo anche parlato della valutazione, di come essa vincoli il percorso scolastico di tutti gli studenti, inscrivendoli in un numero che non può rappresentare e valutare a pieno uno studente; abbiamo discusso della possibilità di una valutazione narrativa che affianchi o sostituisca quella numerica, affiancata da forme di autovalutazione, per studenti e docenti. Nel secondo gruppo abbiamo trattato il tema della repressione e riconquista della democrazia. il tema della repressione ci è sembrato quanto mai appropriato, visti i recenti avvenimenti al liceo artistico Misticoni-Bellisario”, hanno proseguito i ragazzi, riferendosi alla circolare emanata dalla preside, Gabriella Consolazio, che vieta agli alunni l’uscita dalla classe durante la ricreazione quale deterrente alle sigarette.
“Inoltre le prove INVALSI sono spesso occasione per Dirigenti Scolastici e professori per attuare ogni forma possibile di repressione nei confronti degli studenti, dalle annotazioni comportamentali alle minacce di sospensione, allo scopo di limitare e impedire il boicottaggio dei test”.
Riguardo ai metodi repressivi, i ragazzi sostengono:
“La repressione degli studenti e della loro libertà di espressione va inserita, secondo noi, in un contesto più ampio, di un sistema scolastico che è sempre di più caratterizzato da un’ispirazione aziendalistica, con una gerarchia serrata che vuole un preside manager a capo dell’intero istituto e con una trasformazione degli studenti da liberi destinatari e costruttori di saperi a destinatari di nozioni e rigide imposizioni”.
“Poi abbiamo aperto un dibattito sui referendum sociali, in particolare sui quesiti riguardanti la Buona Scuola: secondo la nostra analisi, pur trattandosi soltanto di quattro quesiti, il referendum è una tappa fondamentale di contrasto e superamento della riforma, che ne lima le criticità più gravi. Il percorso referendario va però completato con una spinta propositiva: quella della Legge di Iniziativa Popolare sul diritto allo studio universitario per la quale stiamo raccogliendo le firme in contemporanea a quelle per i referendum”.
I motivi del sit-in sono stati poi esposti da Saverio Gileno, coordinatore del Collettivo Studentesco Pescara :
“Oggi noi studenti siamo qui in Piazza a Pescara, come in altre città italiane, per dichiarare a voce alta la nostra opinione sui test Invalsi che, all’interno delle scuole, tantissimi studenti lasceranno in bianco. Oggi nel sit-in abbiamo provato a trovare una didattica alternativa a quella attuale, che riteniamo non più valida. Siamo stanchi di essere classificati e messi in competizione da una valutazione numerica e riteniamo che invece occorra una valutazione narrativa. Stiamo oggi in piazza anche per protestare contro un atteggiamento repressivo dei dirigenti scolastici di alcuni istituti pescaresi, a partire dalla Dirigenza del MiBe, che ha sospeso circa 150 studenti”.