Pescara. È stato arrestato oggi, con l’accusa di appropriazione indebita, Domenico Massimini, socio della Massimini Costruzioni srl.
Da alcuni anni l’uomo, già presidente della società pescarese ed in lite con gli altri soci, vendeva ed affittava, anche fittiziamente, immobili per conto della società intascando il ricavato ed utilizzando persone di fiducia che, sotto falsa generalità, producevano falsi verbali di riunione del consiglio di amministrazione. In questo modo, Massimini riusciva ad ingannare i notai che intervenivano in fase di registrazione degli atti relativi agli immobili in questione.
Massimini fu per questo arrestato il 16 ottobre del 2009, a conclusione di una serie di indagini portate avanti dalla guardia di finanza, che portarono anche all’arresto di Antonio Petrelli di San Severino Marche e di Claudio D’Angelo di Teramo. Finirono, invece, agli arresti domiciliari Domenico Spezzaferro di Pescara, Sandro Cipolla di Capestrano, Marco Secchi di Jesi e Ferdinando Marcucci di Atessa.
Le indagini permisero alle Fiamme Gialle di scardinare una vera e propria associazione a delinquere che, attraverso la commissione di vari reati come la truffa, l’appropriazione indebita, il falso documentale e la sostituzione di persona, aveva operato per appropriarsi del patrimonio sociale della Massimini Costruzioni srl.
Oltre alle misure personali, furono sequestrati anche 9 immobili, tutti a Pescara, oggetto di fittizie operazioni di compravendita, un autocarro, assegni, somme giacenti su libretti e conti correnti fino a 26mila euro e le quote della società possedute dalla stessa moglie di Massimini, pari al 34% circa del capitale sociale.
Oggi, a meno di un anno, le Fiamme Gialle del Nucleo di Polizia Tributaria di Pescara hanno nuovamente arrestato Domenico Massimini su ordinanza firmata dal Gip Luca De Ninis. Tornato in libertà e nonostante fosse sottoposto alla misura dell’obbligo di dimora, l’uomo ha infatti continuato ad operare illecitamente così come risultato da alcune denunce presentate a suo carico. Proprio la possibilità di continuare ad operare nella società, anche attraverso le deleghe di cui gode la moglie, ha portato così all’applicazione di un inasprimento dell’attuale misura. L’imprenditore è quindi stato posto agli arresti domiciliari.