Pescara. Rodaggio gratuito per un periodo di quindici giorni e poi la “bandante di condominio” potrebbe diventare una realtà a Pescara, prima città d’Abruzzo a proporre il servizio a supporto di famiglie con persone disabili, malate, non autosufficienti e anziane.
Oggi la conferenza con cui il Comune ha ufficializzato l’intenzione di promuovere il progetto, che ha precedenti solo nel nord d’Italia. “Pescara sarà la prima città abruzzese a provare qualcosa di innovativo e socialmente utile – dice l’assessore alle Politiche Sociali Giuliano Diodati – Il progetto nasce per dare un supporto alle famiglie che non possono sostenere alti costi per l’assistenza agli anziani, ai disabili, ad altri soggetti che necessitano di essere seguiti per le più varie ragioni. Si tratta di una fetta della popolazione che cresce, a cui gli enti possono dare risposte limitate, se non sollecitando iniziative capaci di trasformarsi in un beneficio per chi ha bisogno, come in questo caso. La badante di condominio nasce da questo e credo sia un istituto da sostenere per più di un aspetto: il Comune promuove l’esperienza fatta dall’Anaci con realtà cooperative sociosanitarie in altre regioni, e si fa garante si una sperimentazione che nasce per offrire alle famiglie degli operatori competenti, garantiti e sostenibili, in quanto i costi possono essere in parte condivisi con altri condomini. E’ una sperimentazione perché è necessario capire come far calzare il progetto alle esigenze sentite a Pescara e alle tipologie di richieste che verranno riscontrate, ma sono sicuro che questo training servirà a capire come ottimizzare risorse, richiese e servizi a vantaggio dell’utenza e della cittadinanza”.
“Per l’Abruzzo si tratta di una novità, ma anche di un’esigenza – dice Tiziana Cardarelli, della cooperativa socio assistenziale Camelia che ha presentato il progetto – E’ un progetto ispirato a ciò che accade al nord da due o tre anni: la badante di condominio non si occuperà solo degli anziani, svolgerà varie mansioni per un numero di ore che potranno essere decise e condivise con altre famiglie secondo un preciso calendario da stabilire in base alle esigenze. Non si tratta di soggetti improvvisati, abbiamo a disposizione un operatore sociosanitario che si occuperà di più famiglie, utenza che potrà essere rinvenuta in virtù di un’intesa con l’Anaci. E’ una condivisione non solo di servizi, ma anche di costi, perché pagando a ore si può risparmiare e, sapendo che nell’arco di una giornata nel palazzo è disponibile una persona durante la giornata, si possono dividere le spese a seconda delle esigenze. Diversi possono essere i campi di azione: dall’assistenza a un familiare anziano, o malato, al supporto per somministrazione di farmaci o particolari operazioni, ma anche preparazione e somministrazione pasti, l’igiene della persona, l’accudimento dei bambini in casa o l’assistenza a famiglie che non hanno tempo per disbrigare commissioni e altre incombenze. Importante è anche il valore sociale del progetto che non solo offre un servizio condiviso, ma risolleva anche lo spirito comunitario che un tempo animava i condomini delle nostre città. Un progetto che va modulato e costruito sul condominio stesso, perché la presenza della “badante” sia una certezza, un riferimento, utile ad affidare ad una persona competente, sicura e regolarmente retribuita tali compiti. Infine non è trascurabile anche il risvolto occupazionale, visto che sul territorio sono tanti gli operatore sociosanitari che potrebbero tornare ad essere operativi”.
“Il progetto badanti è nato a Milano da parte dell’Anaci – spiega il presidente Marco Pierotti – e si è sviluppato così bene che la nostra Associazione ha anche istituzionalizzato un contratto di lavoro ad hoc come badante di condominio. Il palazzo si organizza in base alle esigenze sentite dalle famiglie con la cooperativa individuata sul territorio che opera una selezione dei soggetti preposti a tale scopo e quindi costituisce una garanzia dell’assistenza. Il condominio mette i possibili utenti, agevolando la costruzione di una vera e propria rete di assistenza che funziona e che è sostenibile e socialmente utile. Siamo pronti per la sperimentazione, con la speranza che il progetto diventi una buona pratica anche da noi”.