Pescara. Alla vigilia dello sciopero nazionale dei giornalisti italiani che domani interromperanno l’informazione per dire no al decreto legge sulle intercettazioni, in Piazza Salotto a Pescara, si è svolto questo pomeriggio il convegno “Con la Costituzione”, promosso dalle associazioni NumeroZero, Libertà&Giustizia e Cittadinanzattiva, per fare da apripista a tutti coloro che domani lotteranno per non permettere che l’informazione venga messa a tacere per sempre.
Tanti i cittadini intervenuti per ascoltare le parole del giornalista del Tg1 Paolo Di Giannantonio, e del presidente dell’Ordine dei giornalisti d’Abruzzo, Stefano Pallotta. Mediatore d’eccezione Carmine Ciofani, Presidente dell’associazione NumeroZero. Dibattito aperto dai volontari delle associazioni che hanno distribuito a tutti i presenti un libricino stampato con la Costituzione Italiana, a dimostrazione che la libertà d’informazione viene da molto lontano, si radica dunque negli antichi valori della nostra Repubblica. Subito dopo Pallotta, nel suo breve intervento, ha subito messo l’accento sul disagio attuale che sta vivendo la libertà di stampa, “l’unico mezzo per garantire una presa di coscienza pubblica, un’ancella che appartiene a tutti e non solo ai giornalisti, rischia di essere annientata e noi tutti dobbiamo ribellarci”, ha dichiarato il Presidente. E su queste parole ha passato lo scettro a Paolo Di Giannantonio, 30 anni di carriera, affermato giornalista Rai, che sembra però non andar più fiero del proprio lavoro. Lui, che ha avuto un nonno costituente da quanto racconta, ha capito che nel nostro Paese le cose ormai devono essere cambiate. “Non mi manca fare il telegiornale su Rai1, vivo meglio senza, oggi, a dir la verità”, a dichiararlo un agguerrito Di Giannantonio. A lui il Tg1 non piace più, non gli piace più questo Tg, quello che sembra scendere a compromessi con il potere offuscando la realtà dei fatti e negando il diritto di ogni cittadino all’informazione. L’informazione attuale per Di Giannantonio non è più realtà, non garantisce più quello che il servizio pubblico deve garantire, ovvero il diritto ad essere informati. Addio dunque, alla pluralità d’informazione. “I giornalisti non vanno più a cercare la terza verità, quella che nessuno dice, ma quella che gli spettatori, i lettori attendono, sembrano contare solo le opinioni,” ha continuato il giornalista del Tg1. E lui, che ha avuto grandi maestri, del calibro di Fraiese, Volcich, che gli hanno insegnato che il giornalismo dev’essere variegato come un menù culinario, oggi non ci sta più e ha capito che l’attuale dieta ha bisogno di una revisione, con conseguente correzione. Prende così le distanze da quello che è il suo tg, prende anche le distanze dalla politica, perché fa capire che se si è arrivati a tal punto, la colpa è del sistema, sbagliato in toto e non solo di una parte. Il potere dell’informazione sembra dunque aver distorto quella realtà che dovrebbe invece raccontare senza interpretazioni fiabesche.
Monica Coletti