Pescara verso i Giochi di Rio de Janeiro 2016: si alla ‘tregua olimpica’ in Consiglio di sicurezza Onu

Pescara. Sostenuta anche dalla Fondazione Olos l’iniziativa di adottare la ‘tregua olimpica’ in occasione delle prossime Olimpiadi di Rio 2016, che sono state oggetto di una risoluzione proposta da Mario Pescante, osservatore permanente presso l’Onu, durante un incontro svoltosi presso il Coni di Roma, lo scorso marzo, alla presenza delle maggiori personalità del mondo agonistico.

Pescante ha proposto di istituire la cosiddetta ‘tregua olimpica’ durante il periodo dei giochi, che, in linea con la tradizione greca, consiste nell’interruzione di tutte le forme di ostilità, violenza, guerra.

Facile a dirsi e possibile anche a realizzarsi, se si considera che ci riuscivano i Greci, popolo che, oltre ai più alti valori della democrazia, conosce perfettamente anche l’arte della guerra. E dunque le Olimpiadi, nate nell’antica città di Olimpia (siamo nel Peloponneso, la ‘prima edizione’ è stata accertata nel 776 a.C.), oltre a caratterizzarsi per il confronto agonistico dei migliori atleti, avevano la particolarità di essere considerate un evento di pace, perché profondamente sacro.

Le discipline sportive, infatti, considerate dai Greci un’alta forma di esercizio per la tempra di un uomo, nel corso del loro svolgimento non dovevano assolutamente essere ‘disturbate’ da nessun tipo di conflitto, né interpersonale, né politico, né militare. Atleti e spettatori potevano girare liberamente dove volevano, gli eserciti erano a riposo, nessuna strategia bellica o ‘colpo di stato’ (o meglio, ‘colpo di agorà’) dovevano essere messi in atto, le guerre in corso cessavano.

Era la ‘tregua olimpica’, che iniziava 7 giorni prima dell’inizio dei Giochi e terminava 7 giorni dopo.

Una parentesi di pace in cui lo sport era protagonista assoluto e dove il confronto/scontro tra popoli si traduceva in termini d’incontro, poiché si disputava in un campo imbrattato del sudore della fatica fisica, non di sangue versato.

Questa forma di confronto tra atleti di diversi Paesi, incentrata sui valori della lealtà e del rispetto dell’avversario, è quanto lo sport ha sempre cercato di infondere. Ed è quanto si cerca di far passare al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, che ha il potere di rendere vincolante per gli Stati membri la risoluzione sulla tregua olimpica, che ad oggi è stata approvata all’Assemblea generale dell’Onu. C’è quindi bisogno dello step successivo.

Per sostenere questo ambizioso e bel progetto quindi, anche la Fondazione Olos di Pescara, presieduta da Valerio di Vincenzo, ha dato il proprio contributo: innanzitutto lanciando una petizione, già visibile sul sito www.bike4truce.org e presto attiva su una piattaforma internazionale; poi, organizzando una pedalata, destinazione Rio de Jaineiro, chiamata ‘Bike4Truce’, che mette insieme associazioni di ciclisti, cicloamatori e quanti vogliono prendere parte a questa iniziativa, che culminerà con l’arrivo a Rio il prossimo 22 settembre 2016, in occasione della grande manifestazione ciclistica organizzata nella seconda città del Brasile per la Giornata mondiale senza auto, nell’ambito della Settimana europea per la mobilità sostenibile.

Per quanto riguarda la pedalata, c’è già stato un precedente simile nel 2012, a sostegno del progetto: un gruppo di ciclisti abruzzesi pedalarono dal Belgio a Londra, manifestando a favore del rispetto della tregua olimpica sotto al Parlamento britannico; da quell’esperienza è nato il film documentario ‘Bike4Truce. La bicicletta come strumento di tregua’, di Peter Ranalli e Valerio di Vincenzo prodotto dalla Fondazione Olos, che ha presentato film e progetto ieri mattina, presso CasAbruzzo, il padiglione espositivo dedicato alla regione Abruzzo, allestito all’Expo di Milano.

Dice Valerio di Vincenzo, promotore di Bike4Truce, medico e ciclista “Il mio sogno, e non solo il mio, è quello di candidare la bicicletta a Premio Nobel per la Pace”.

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