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Pescara, un Rapporto Sociale “al femminile”

Pescara. Sono circa 318mila le persone che risiedono nella provincia di Pescara ed in gran parte sono donne.

E’ questo il primo dato che emerge dal IX Rapporto Sociale promosso dall’assessorato alle Politiche Sociali e presentato questa mattina, per la prima volta, dal Presidente della Provincia Guerino Testa.

Una realtà sociale prevalentemente “al femminile” è quella che emerge dai dati raccolti.

Le donne, infatti, rappresentano il 52% della popolazione residente, contro il 48% degli uomini.

Rispetto all’anno precedente, si registra un incremento demografico solo nell’ambito 32 (comune di Montesilvano) e nell’ambito n.33 (area Metropolitana).

Proprio a Montesilvano, Spoltore e Città Sant’Angelo la popolazione aumenta del 3%, mentre il comune di Pescara segna un meno 1%.

Il 51% dei residenti risulta coniugato, ma vi è anche una percentuale consistente di celibi/nubili.

Incuriosisce, poi, la percentuale relativa al valore dei vedovi: anche in questo caso, l’86% del totale è rappresentato da donne.

Aumentano anche i matrimoni (2262 celebrazioni) e continuano a diminuire i divorzi (da 438 a 260), mentre cresce il numero delle separazioni (da 229 a 395).

E proprio a proposito di famiglia, crescono i nuclei familiari che non vanno oltre il primo figlio (53%) e, di conseguenza, sempre più rare sono le famiglie numerose (quelle con sei figli rappresentano solo lo 0,2%).

Per quanto riguarda la distribuzione per fasce d’età, è vero che i valori totali della popolazione per sesso rivelano una prevalenza femminile di due punti percentuale, ma unendo i dati per classi di età la distribuzione si modifica in modo sostanziale: gli uomini superano le donne nelle fasce di età più basse (in media nascono 106 maschietti contro 100 femmine); tra i 25 e i 45 anni si nota un processo di riallineamento e, man mano che “gli anni passano”, il numero delle donne tende a superare, anche di molto, quello degli uomini (per la cosiddetta “minore propensione fisiologica alla morte”).

Tra gli over sessantacinque, infatti, le donne costituiscono il 58% e il dato diventa ancora più evidente se si vanno ad analizzare le fasce degli ultrasettantacinquenni: le donne in questo caso rappresentano ben il 62% del totale.

In totale, la popolazione anziani (più di 65 anni) si attesta al 21%, mentre la popolazione giovanile (0-14 anni) si conferma al 14%.

Gli over 75, infine, rappresentano il 10% della popolazione. A questo proposito, molto esplicativi risultano essere gli indici di vecchiaia, di dipendenza e di ricambio: vi sono 153 anziani ogni 100 giovani, 32 non autosufficienti ogni 100 persone e ogni 100 persone che entrano nell’età lavorativa 114 ne escono, con un notevole restringimento della base potenzialmente produttiva.

Alcuni comuni della provincia hanno una concentrazione di anziani superiore al 30%, come Brittoli (41%), Corvara, Sant’Eufemia a Maiella, Civitella Casanova, Pietranico, Carpineto,  mentre Cappelle sul Tavo è il comune con la minore concentrazione di anziani (15%).

Istruzione. Oltre 50mila sono gli studenti iscritti, tra scuole statali e non, a partire dall’infanzia fino ad arrivare alla scuola secondaria di II grado.

Sul totale degli alunni che frequentano le scuole provinciali, i diversamente abili rappresentano il 2%, con una netta prevalenza di maschi che costituiscono il 67% del totale.

Gli alunni nomadi, invece, rappresentano lo 0.3% della popolazione scolastica complessiva.

E, sempre a proposito di immigrazione, gli stranieri iscritti all’Anagrafe dei comuni della provincia, sono 14.168, il 21% in più rispetto all’anno precedente.

L’incidenza sulla popolazione residente è pari al 4% e negli ultimi nove anni si è manifestato un trend di crescita, passando da 3994 stranieri nel 2000 a 14.168 nel 2008.

Tra le comunità più presenti vi sono rumeni, albanesi, ucraini, cinesi e senegalesi.

Anche in questo caso le donne rappresentano la maggioranza (56%), con un’età media di 33 anni.

Il maggior numero di stranieri si concentra a Nocciano, Torre de’ Passeri e Montesilvano, con un’incidenza rispettivamente del 13%, 8% e 7%.

In aumento, dunque, i permessi di soggiorno, segno della tendenza alla stabilizzazione e alla “familiarizzazione” delle presenze immigrate sul territorio provinciale.

I motivi di lavoro rimangono, comunque, la causa dominante della permanenza, anche se si registra un calo del 2% rispetto all’anno precedente ed i permessi di soggiorno per lavoro si attestano al 49%, di cui il 9 % per lavoro autonomo.

La comunità senegalese e quella cinese si confermano quelle che maggiormente svolgono un’occupazione di tipo autonomo, con un’incidenza dei permessi di questo tipo del 48% e 35%.

Marina Serra