Pescara. Tutto è cominciato con l’affissione, da parte del Circolo UAAR (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti), di alcuni manifesti che riportavano lo slogan “Crocifisso a scuola? No, Grazie!”.
Il sindaco Luigi Albore Mascia aveva subito provveduto a farli rimuovere.
Ed oggi, come annunciato dallo stesso coordinatore del Circolo Roberto Anzellotti, è giunta la nota giustificativa da parte del sindaco.
Secondo il primo cittadino quei manifesti offendevano il “sentir comune” ed erano contrari al “buon costume”.
“Ci fa ovviamente piacere che il Sindaco Mascia sia un cosi esperto costituzionalista” replica Anzellotti “tanto esperto nella materia complessa e delicata dell’interpretazione costituzionale, da essere in grado di penetrare lo spirito dell’articolo 19 e di trarne cosi chiare e nette conclusioni da indurlo a censurare la nostra libertà d’espressione. Al di là di questo, vorremmo far notare che lo slogan riportato dai manifesti altro non è che una semplificazione della sentenza della Corte di Strasburgo la quale, con un linguaggio più burocratico, più formale e più preciso dichiara esattamente ciò che i nostri manifesti proclamano. Dunque signor Sindaco, lei pensa che anche i giudici di Strasburgo siano, ovviamente dopo gli approfondimenti del caso, passibili di denuncia penale, come ha velatamente, ma neanche tanto, lasciato intendere per quanto riguarda l’Uaar?”
E cita ancora le parole di Albore Mascia quando si sofferma sull’associazione.
“L’Uaar non ha carattere religioso” ribatte Anzellotti “e dunque i nostri messaggi possono essere filosofici, politici, sociali, ma non religiosi; in questo caso specifico, non si è minimamente espresso alcun giudizio sul valore del Crocefisso, sul suo messaggio o sulla religione che rappresenta. Noi abbiamo semplicemente, laicamente e costituzionalmente espresso la nostra opinione, rafforzata da una sentenza della Corte per i Diritti Umani, sulla inadeguatezza del luogo dove quel simbolo viene esposto. Vorremmo sperare che questa sua improvvida decisione, cosi come la visione preventiva dei manifesti Uaar siano il frutto di un’interpretazione errata delle leggi vigenti e non piuttosto di
pressioni indebite da parte di entità estranee alla Cosa Pubblica e gelose dei loro privilegi”.
Il coordinatore del Circolo annuncia comunque che ricorrerà alle vie legali per ristabilire “i diritti inviolabili”.
Marina Serra