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Filiera della carne e squadre di caccia: il piano anti-cinghiali della Provincia di Pescara

Pescara. Il presidente della Provincia Antonio Di Marco ha incontrato ieri  i sindaci del pescarese e le associazioni degli agricoltori per presentare loro la proposta di Piano quinquennale di gestione delle popolazioni di cinghiale 2015-2019 in Provincia di Pescara.

Hanno partecipato i Comuni di Montebello di Bertona, Carpineto della Nora, Farindola, Loreto Aprutino, Corvara, Sant’Eufemia a Maiella oltre ai rappresentanti della Confederazione Italiana degli Agricoltori e della Coldiretti. Il piano, redatto dal settore Ambiente della Provincia in collaborazione con l’Ambito Territoriale di Caccia “Pescara”, ha riscosso un consenso unanime da parte degli intervenuti. “Questo documento – dichiara Di Marco – rappresenta uno strumento fondamentale e strategico per una corretta gestione delle popolazioni dei cinghiali, al fine di ridurre i danni che la specie arreca alle colture agricole. Tutti i presenti hanno auspicato l’avvio di una specifica collaborazione tra le aree protette (Parchi e Riserve regionali) e le Province e la Regione. La presenza dei cinghiali sul territorio provinciale, infatti, è diventata ormai una vera e propria emergenza, e in quanto tale deve essere affrontata, con la collaborazione di tutti. Non è più ammissibile che ogni ente operi per sé senza alcun coordinamento, sprecando tempo e risorse finanziarie”.

A fine riunione è stato chiesto ai presenti di presentare eventuali osservazioni in tempi ristretti, dato che il piano dovrà essere sottoposto all’approvazione del Consiglio Provinciale entro la fine del corrente mese per consentire l’attivazione degli interventi a partire dal mese di maggio. Tra le novità introdotte vanno segnalate la responsabilizzazione sulle attività di controllo e prevenzione danni delle squadre di caccia al cinghiale assegnatarie di specifiche zone, la costituzione di una task-force di pronto intervento che opererà su richiesta degli agricoltori, l’attivazione della filiera di commercializzazione delle carni di cinghiale e, infine, la riduzione dei danni alle colture per un importo di 200mila euro.