Non potremmo mai equiparare le gesta di Andrea Paglieta a quelle del marines che torna dal Vietnam nel 68, paralizzato ed impotente, che ha portato la sua testimonianza alla Convenzione Democratica del 1976 e la cui storia fu magistralmente interpretata nel noto film “nato il 4 Luglio” da Tom Cruise, ma possiamo sicuramente affermare che il detto” tutto è bene ciò che finisce bene” per l’agente di Polizia Penitenziaria quasi ammazzato con dell’olio bollente da un detenuto ergastolano della “Ndrangheta” calza veramente a pennello e proprio nel giorno più conosciuto dai cinefili amanti dei film d’azione.
Personalmente non sono molto appassionato di film. Tuttavia posso sicuramente dire che la storia di Andrea Paglieta, il mio amico Andrea Paglieta, tutte le volte che la ripercorro attraverso gli affollati pensieri legati alla mia professione, mi fa tornare indietro nel tempo e, come fa una scena cinematografica da premio oscar, riesce a farmi rivivere emozioni che, con alterne vicende, regala un lieto fine degno dei migliori trailers.
Oggi 4 luglio, neanche a farlo apposta, l’Agente Paglieta “torna” a vivere e lo farà con il pegno restituito come promesso dal Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, dal Capo del Dipartimento Francesco Basentini e dai suoi angeli custodi vale a dire la senatrice Gabriella Di Girolamo e il Presidente dell’Associazione Nazionale di Volontariato Vittime del dovere Onlus Emanuela Piantadosi. A loro va il mio più sentito plauso e riconoscimento segno che quando persone di cuore, messe al punto giusto, si mettono in testa di farle bene le cose le fanno con il risultato di un aumentato sentimento di appartenenza allo Stato da parte di chi ha la fortuna di venire a conoscenza di queste liete notizie.
Dopo più di un anno l’agente ferito e salvato da 5 detenuti che lo hanno strappato all’ira funesta di un recluso che, non contento di avergli gettato addosso quella che sa di arma di medievale memoria, gli stava dando fuoco con un accendino, torna a rivestire i panni di operatore dello Stato. Lo farà vestendo i panni di addetto di Polizia Giudiziaria in una Procura presso un tribunale abruzzese e, come sognava, vicino alle sue due care figlie che nei suoi più terribili istanti mai l’hanno abbandonato.
Le mie felicitazioni per chi 10 anni fa mi ha salvato la vita liberandomi dalle grinfie di un energumeno pronto a fare del sottoscritto carne da macello e recluso all’interno del carcere di Sulmona è il minimo contributo che possa personalmente offrire a chi, seppur in un contesto inizialmente tragico, ha saputo scrivere una bellissima e costruttiva storia penitenziaria.
Ora l’attenzione sarà rivolta all’8 di Luglio, giornata dedicata alla festa del Corpo di Polizia Penitenziaria, allorquando Andrea Paglieta potrebbe ulteriormente vedere premiato il suo coraggio attraverso un solenne riconoscimento che auspichiamo gli venga attribuito.