L’Aquila. Furto, rapina, tentata e consumata, ricettazione, lesioni personali aggravate, minaccia aggravata e atti persecutori nei confronti di adolescenti, tutti reati che che si sarebbero consumati, in particolare, nei luoghi di ritrovo del centro storico dell’Aquila, dal giugno dello scorso anno da parte di una banda di neo maggiorenni e minorenni.
Questa mattina personale della Squadra Mobile di L’Aquila, diretta dal Vice Questore della Polizia di Stato, Marco Mastrangelo, al termine di una complessa e articolata attività investigativa, ha eseguito tre ordinanze di custodia cautelare disposte dal G.I.P. del Tribunale di L’Aquila, Giuseppe Romano Gargarella, nei confronti di altrettanti soggetti dimoranti in L’Aquila, indagati per i delitti di furto, rapina, ricettazione, lesioni personali aggravate, minaccia aggravata e atti persecutori, commessi nei confronti di alcuni adolescenti abituali frequentatori del centro storico del capoluogo.
In particolare, un 20enne italiano e un 19enne albanese, sono stati destinatari della misura della custodia cautelare in carcere, mentre un 23enne italiano, è stato posto agli arresti domiciliari. Stessa misura per un 19enne albanese, al momento però all’estero.
Le indagini hanno permesso di documentare la commissione di una significativa serie di episodi a danno di minori, avvenuti perlopiù nel centro cittadino, in particolare nella zona di San Bernardino e Corso Vittorio Emanuele, luoghi di ritrovo dei giovani aquilani. Tra il mese di giugno 2018 ed il mese di febbraio 2019 sono stati rilevati delitti di rapina (tentata e consumata), furto, ricettazione e lesioni personali, nonchè minacce aggravate dall’utilizzo di coltelli e di una spranga di metallo: tali reati sono stati commessi, con diversificate modalità di partecipazione e di responsabilità personale, da undici indagati (cinque maggiorenni e sei minorenni).
Alcuni di loro hanno preso parte a singoli episodi, mentre altri sono stati coinvolti nella commissione di più reati. Gli stessi, si sono particolarmente accaniti nei confronti di due fratelli, entrambi minorenni, vittime di numerosi episodi di atti persecutori, spesso sfociati anche in aggressioni in cui hanno subito serie lesioni personali.
Le attività investigative della Squadra Mobile, coordinate dal Sostituto Procuratore della Repubblica di L’Aquila, Simonetta Ciccarelli, hanno permesso di individuare gli autori delle varie condotte criminose e consentito di delineare l’esistenza di una vera e propria associazione a delinquere, formata da due maggioreni e tre minorenni, finalizzata alla commissione, in particolare, di delitti contro il patrimonio, spesso anche con l’utilizzo della violenza, non disdegnando di commettere anche reati contro la persona per “punire” le vittime che cercavano di reagire alle angherie del gruppo.
Le indagini, condotte anche attraverso numerose escussioni testimoniali e riconoscimenti fotografici, hanno, altresì, chiarito i diversi ruoli rivestiti nel gruppo criminale: i due soggetti maggiorenni, sottoposti alla misura cautelare in carecere, sono stati individuati come i capi dell’associazione, autori dei fatti più gravi, mentre i tre minori svolgevano una costante attività di supporto e ausilio nella commissione dei reati.
Sono state puntualmente ricostruite, inoltre, le responsabilità degli altri sei indagati, maggiorenni e minorenni, che hanno preso parte, con diversi ruoli, a singoli episodi criminosi: in particolare i due maggiorenni destinatari della misura cautelare degli arresti domiciliari, pur partecipando a una sola aggressione, hanno dimostrato una spiccata pericolosità a causa della violenza espressa durante il reato.
Per quanto riguarda gli indagati minorenni, le rispettive posizioni e responsabilità sono al vaglio della competente Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni.
La puntuale e analitica ricostruzione degli episodi delittuosi, l’individuazione degli appartenenti all’associazione e dei ruoli ricoperti dagli stessi e l’accertamento delle responsabilità degli altri soggetti indagati, hanno consentito alla Squadra Mobile di prospettare alla Procura della Repubblica un solido ed esaustivo quadro probatorio, circa i fatti oggetto di indagine e i rispettivi autori, che ha permesso all’Autorità Giudiziaria di disporre i provvedimenti cautelari oggi eseguiti.