L’Aquila. Alla giornalista è stato contestato dalla Polpost di aver mandato dal proprio indirizzo email all’ex amante messaggi ingiuriosi e minacciosi nei quali lo apostrofava con i più vari epiteti, prospettando future azioni giudiziarie nei confronti suoi e della coniuge e paventando la rivelazione alla donna e alla stampa di mail compromettenti e privatissime.
Alla donna aquilana, inoltre, è stato contestato di aver telefonato al centralino della Camera di commercio “comunicando all’interlocutrice un altro nome: ‘Deve dire a S. che è un uomo morto, morto, lo perseguiterò per tutta la vita’”. Tra le altre accuse, anche quella di aver inviato una mail alla moglie dell’ex amante, in cui “dettagliava i particolari della relazione asseritamente avuta con lui, epitetandola e sbeffeggiandola”.
Secondo l’accusa tutto ciò avrebbe avuto come conseguenza il “perdurare e grave stato di ansia, con lesione della reputazione della coppia e della segretaria’”. La giornalista, davanti al giudice del Lavoro, ha intentato una causa contro l’Ente camerale. La vicenda era stata diffusa dalla stessa interessata in una nota in cui, qualche tempo fa, lanciava alla Camera di commercio l’accusa di sfruttare lavoro nero e precario.
Sulla vicenda Cna e Api hanno chiesto spiegazioni a S. ed è stata interessato anche l’Ordine dei Giornalisti dell’Abruzzo. Nel procedimento l’indagata è stata assistita dagli avvocati Stefania Pastore e Paola Iacone, del Foro dell’Aquila, le parti civili dagli avvocati Antonio Pimpini del Foro di Chieti e Massimo Manieri del Foro dell’Aquila.
“Prendiamo atto del lancio Agi diffuso nella mattinata odierna, relativo alla vicenda che coinvolge la nostra assistita e siamo costrette a precisare quanto appresso al fine di limitare il pregiudizio a carico della stessa, che si è determinata a patteggiare la pena non perché si riconosca nei comportamenti che le vengono contestati ma al solo fine di uscire il più rapidamente possibile dal circuito penale ad ella totalmente estraneo e pregiudizievole. La scelta del rito alternativo al dibattimento è dunque una scelta esclusivamente tecnica motivata anche da ragioni legate alla professione della Pelliccione.
L’intera vicenda trae origine da rapporti di lavoro intercorsi tra la dottoressa Pelliccione e il Santilli: nella fattispecie si tratta di incarichi come addetta stampa e comunicazione della stessa presso la Camera di Commercio dell’Aquila, oltre ad altri rapporti lavorativi sempre riconducibili allo stesso.
Va evidenziato che per quanto riguarda il rapporto di lavoro presso la Camera di Commercio è sub Judice l’intera vicenda al fine di accertare se vi siano state illegittimità nell’ambito del predetto rapporto di lavoro, sia con riferimento ad alcune presunte retribuzioni mai corrisposte sia per la corretta qualificazione del rapporto di lavoro”.
Avv. Stefania Pastore
Avv. Paola Iacone