L’Aquila. Il sogno della studentessa della provincia de L’Aquila si era infranto quando pur essendo risultata idonea nella selezione nazionale non era collocata in posizione utile per accedere al corso di Odontoiatria e Protesi dentaria dell’ateneo aquilano.
La giovane, che nel frattempo aveva ripiegato su una facoltà scientifica ma estranea all’area delle professioni sanitarie, non si è però data per vinta e si è rivolta agli avvocati Salvatore Braghini e Renzo Lancia. I due legali, all’esito di una complessa attività di ricerca esperita anche mediante una preliminare richiesta di accesso agli atti, hanno presentato ricorso al Tar abruzzese per chiedere che le venisse assegnato uno dei posti liberi o comunque non ancora occupati, anche tra quelli riservati (per legge) agli studenti extracomunitari. Il principio è questo: se questi posti erano considerati nel bando e se, comunque, viene dimostrato che non sono stati ancora assegnati, perché lasciarli vuoti e non consentire a chi ha interesse a intraprendere la carriera odontoiatrica di accedere al corso di laurea?
Il Tar ha così accolto in pieno le richieste dei legali stabilendo che il diritto al passaggio di facoltà non subisce altre limitazioni se non la sussistenza di posti vacanti per l’anno per il quale il trasferimento viene richiesto e una valutazione di merito della compatibilità della preparazione maturata nei corsi di provenienza con quella ritenuta necessaria dall’ateneo di accoglienza, intimando all’Università aquilana di rivalutare la domanda di immatricolazione della ricorrente mediante l’utilizzo dei posti rimasti privi di copertura a seguito delle operazioni di immatricolazione e scorrimento.
Dopo l’ordinanza gli avvocati hanno esercitato un controllo costante sull’amministrazione al fine di verificare la corretta applicazione del dictum giurisdizionale favorevole per la ricorrente, ottenendole l’agognato passaggio al secondo anno e il riconoscimento degli esami sostenuti in quanto previsti nel piano di studi di Odontoiatria.
La peculiarità della pronuncia, unica nella casistica, è quella di infrangere la barriera del numero chiuso, estendendo il diritto al trasferimento a facoltà a numero chiuso anche da corsi di laurea non afferenti alle professioni sanitarie.
I giudici del Tar, infatti, con altre decisioni avevano dato il loro “nulla osta” per l’immatricolazione a Medicina e Odontoiatria, senza passare dai test d’ingresso, per chi proviene da altri corsi di laurea di area sanitaria ma, tale principio – precisano gli avvocati – “non può ritenersi valido esclusivamente per coloro che chiedono il passaggio da una facoltà sanitaria ad un’altra bensì, e qui la portata innovativa del provvedimento, anche a coloro che provengono da altre facoltà scientifiche comunque affini e che desiderano immatricolarsi ad anni successivi al primo avendo dimostrato la loro attitudine con il superamento delle materie previste dal piano di studi”.
In particolare l’avvocato Salvatore Braghini, dopo aver spuntato un altro successo per uno studente abruzzese recentemente immatricolato alla facoltà di Medicina dell’Ateneo di Chieti, esprime tutta la propria soddisfazione dichiarando che “i Giudici amministrativi ci hanno consentito di tutelare quello che per noi è uno dei diritti fondamentali, ovvero il diritto allo studio; riteniamo, infatti, che gli studenti debbano scegliere senza barriere il proprio percorso di studi universitario, visto che riguarda il loro progetto di vita, e, in particolare, non è affatto giusto filtrare l’accesso alle facoltà che preparano alla professioni sanitarie con test di ammissione meramente nozionistici, i quali misurano abilità enigmistiche e non la propensione a professioni che, come quella di medico, richiedono un indubbio supplemento di sensibilità, da vagliare, semmai, alla prova degli esami nei primi anni di frequenza”.