Secondo fonti della Asl provinciale, per tamponare questa ennesima emergenza è in atto una corsa contro il tempo per ampliare la disponibilità di posti del G8 dell’Aquila, il piccolo ospedale limitrofo al San Savatore realizzato dopo l’evento mondiale che si è svolto all’Aquila dopo il terremoto del 2009: i 12 posti occupati potrebbero aumentare a moduli di 4, secondo la predisposizione del primario, Franco Marinangeli, fino a 24.
Le problematiche sono legate alla dotazione tecnica (sono stati installati gruppi di continuità) ma soprattutto al recepimento di personale. Intanto, i vertici aziendali stanno lavorando per predisporre l’apertura di sei posti di terapia intensiva covid all’ospedale di Sulmona
“Speriamo non ci sia bisogno di un lockdown totale ma se il trend dovesse rivelarsi ancora molto negativo, speriamo di no, è l’unica soluzione per invertire la tendenza della curva. Il mio pensiero è che è meglio tirare il freno in modo energico in questo periodo, per sperare poi di riaprire qualcosa, con molta prudenza, in prossimità delle festività natalizie”.
Così il primario del reparto di malattie infettive dell’ospedale San Salvatore, Alessandro Grimaldi, nel fare il punto sulla emergenza in regione e, soprattutto in provincia dell’Aquila, da settimane maglia nera dell’intera regione con il sistema sanitario al collasso. L’infettivologo parla nel giorno del record di contagi in Abruzzo con 939 casi, di cui 374 in provincia dell’Aquila.
“Ancora si vede molta gente che circola, si deve rimanere a casa e muoversi solo per necessità e impegni improrogabili. E’ una situazione esplosiva in cui dobbiamo tenere in considerazione l’Rt ma il parametro ancora più importante è la pressione sulle strutture ospedaliere che bisogna abbassare per non lasciare nelle tende senza cure i positivi in condizioni precarie. Servono interventi rapidi, tempestivi ed efficaci”.
L’infettivologo parla nel giorno del record di contagi in Abruzzo con 939 casi, cui 374 nella provincia aquilana.
“L’Rt valuta un trend ma bisognerebbe anche fare i conti la realtà di una pressione ancora estremamente elevata sulle strutture sanitarie – spiega ancora il dottor Grimaldi -. Ciò che abbiamo compreso in questi mesi è che interventi terapeutici precoci possono migliorare la prognosi dei pazienti. Le terapie inoltre vanno il più possibile personalizzate tenendo conto anche delle problematiche di salute dei malati, le cosiddette comorbidità, come ad esempio diabete, insufficienza respiratoria cronica, insufficienza renale cronica e indifcienza e cardiopatie. Poi, sembrerebbe da alcuni studi che, indipendentemente dalla tempestività e congruità delle cure, alcuni pazienti sviluppino una forma più grave di malattia dovuta ad una probabile predispizione genetica”.
“Però il dato certo – conclude Grimaldi – è che gran parte delle persone, se curate precocemente, sviluppano una malattia meno grave: l’intervento tempestivo e le cure adeguate salvano la vita e riducono la ospedalizzazione. E anche se si finisce in ospedale, si hanno più chance di farcela”.