Una recrudescenza che aveva determinato un vero e proprio allarme sociale. Infatti con l’arrivo a L’Aquila di un altissimo numero di persone ruotanti, a vario titolo, alla ricostruzione post-terremoto, si e’ verificato una sorta di vero e proprio contro esodo, talvolta determinato da ‘joint venture’ con realta’ geograficamente distanti, come ad esempio la Campania e la Calabria. I carabinieri hanno cosi’ scoperto, grazie a un attento presidio del territorio, che alle note direttrici di provenienza dello stupefacente, tipo il litorale adriatico e la Capitale, ma non solo, se ne erano aggiunte altre del tutto nuove ed insolite, quali la Calabria e, addirittura, i paesi dell’America Centrale. Dalle indagini dei carabinieri sono cosi’ scaturite diverse inchieste di rilievo. Nel 2011, per esempio, gli investigatori individuarono soggetti legati alle cosche di ‘ndrangheta calabresi che, giunti in citta’ dopo il sisma, avevano approfittato della fitta rete di rapporti intessuti con imprenditori locali per infiltrarsi negli appalti della ricostruzione e importare verso il capoluogo ingenti quantita’ di cocaina. L’attivita’ porto’ alla denuncia di 18 indagati alla Direzione Distrettuale Antimafia dell’Aquila, al successivo trasferimento del fascicolo processuale a quella di Reggio Calabria, per connessioni con importanti indagini antidroga gia’ incardinate presso quella Procura, e al rinvio a giudizio di tre soggetti dinanzi al tribunale aquilano. Tra il 2011 e il 2012 i carabinieri scoprirono poi due sodalizi criminali operanti nella Marsica e composti da cittadini maghrebini. Le ordinanze di custodia cautelare in carcere furono 41 con il sequestro di quasi due chili di stupefacenti, tra cocaina ed hashish.
Stamane l’ennesimo colpo al traffico illegale di stupefacenti con le cinque misure cautelari disposte dal gip del Tribunale dell’Aquila.