Duplice omicidio a L’Aquila, al via il processo: gli atti tornano al gip

tribunaleL’Aquila. Si è aperto con una serie di accezioni preliminari il processo in Corte di Assise all’ Aquila che vede imputato Burhan Kapplani, il 48enne imprenditore albanese che lo scorso 17 gennaio freddò a colpi di pistola l’ex moglie Orietha Boshi e il suo nuovo compagno Sheptim Hana, rispettivamente di 36 e 39 anni.

Si trattò di una vera e propria esecuzione già programmata, secondo la Procura, che contesta allo straniero il reato di omicidio plurimo premeditato e per questo rischia il carcere a vita.

L’ avvocato Leonardo Casciere del Foro di Avezzano ed il collega Tommaso Colella del Foro dell’ Aquila, hanno sollevato alcune eccezioni poi rigettate dal presidente della Corte, Giuseppe Grieco, sulla costituzione di tutte le parti civili, ravvisando dei vizi relativi alla nomina degli avvocati in qualità di legali di fiducia e di procuratori speciali.

Altro vizio, sollevato questa volta da tutte le parti, compresa l’accusa, rappresentata dal sostituto Roberta D’Avolio, ha riguardato la mancata fissazione da parte del giudice delle indagini preliminari dell’ udienza per discutere il rito abbreviato condizionato.

“Il gip doveva fissare un’ udienza specifica” ha detto l’avvocato Casciere “ed in quella udienza si doveva stabilire se l’abbreviato condizionato alla richiesta di perizia psichiatrica, e ad altre testimonianze, fosse ammissibile e giusto. Non lo ha fatto e secondo noi è tutto nullo”.

La Corte si è poi ritirata in camera di consiglio per decidere su questo punto fondamentale e, alla fine, ha accolto le eccezioni disponendo che gli atti tornino al Gip, che dovrà fissare una nuova udienza in cui discutere, in contraddittorio, la richiesta di rito abbreviato condizionato.

LA STORIA

L’imputato, padre di quattro figli, si presentò armato nel parcheggio del supermercato ‘Md’ di Bazzano dove si trovavano le vittime. Esplose colpi mortali contro l’ex moglie che morì subito. Il suo nuovo compagno tentò la fuga a piedi ma venne ucciso da un paio di proiettili di un’arma di piccolo calibro. L’imputato, forse in un momento di confusione mentale, si allontanò lentamente a piedi ma fu subito catturato dai carabinieri. Da allora è sempre rimasto in carcere nonostante le richieste di detenzione domiciliare che sono state respinte dal giudice per le indagini preliminari e poi dal tribunale del Riesame anche per via del pericolo di fuga nel suo Paese che i magistrati ritengono verosimile. Le parti civili che hanno chiesto di entrare nel processo sono il figlio della donna uccisa, i tre figli dell’ omicida, i genitori ed il fratello della donna.

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