I militari hanno sequestrato gli animali nonché il fucile utilizzato nel caso specifico e anche tutte le altre armi detenute legalmente, in attesa di disposizioni dalle autorità sulla sospensione o revoca delle licenze.
“Alle porte del 2018 c’è ancora chi continua a portare avanti una ‘tradizione’ che forse poteva essere accettabile nella preistoria, quando l’uomo era ancora un animale tra gli altri animali”, commenta Piera Rosati – Presidente LNDC. “Oggi la caccia, pur rimanendo un’attività aberrante e contro la quale continueremo a combattere fino alla sua abolizione, è regolamentata da leggi che prevedono periodi dedicati e animali protetti. Ma le stesse leggi ammettono deroghe e concessioni speciali ai cacciatori”.
“Ma evidentemente tali concessioni non bastano a questi uomini delle caverne del terzo millennio”, continua Rosati, “che si spingono oltre e sfogano le proprie frustrazioni e la propria sete di sangue uccidendo anche animali protetti e preziosi per l’ambiente. Gli episodi di bracconaggio in Italia sono numerosissimi e riguardano diverse specie che dovrebbero essere protette ma che appare evidente non lo sono abbastanza.”
“Addirittura”, conclude Rosati, “in molti casi i cacciatori – che paradossalmente si dichiarano anche amanti degli animali e della natura – approfittano dei momenti di debolezza e particolare vulnerabilità della fauna selvatica per avere un vantaggio e fare strage, come sta accadendo in questo periodo nel Piemonte già martoriato dagli incendi”.
LNDC si costituirà parte civile nel procedimento penale a carico dei tre bracconieri denunciati nell’aquilano per seguire da vicino la questione e accertarsi che non ci siano sconti o attenuanti.