“Si tratta di un processo documentale, questa commissione è giuridicamente nulla. Con meno di dieci componenti – precisa Sica – sarà una chiacchierata tra esperti ma non è riunione. E questo processo dovrebbe gia’ finire qua, questo processo non ci doveva stare”.
Proprio parlando del verbale della Commissione Grandi Rischi, l’avvocato in rappresentanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha detto: “Il verbale della riunione (31 marzo 2009, ndr) non era conoscibile perché redatto e sottoscritto dopo il 6 aprile 2009, mentre gli altri presupposti erano rimasti interna corporis. Sotto la cenere c’è un’idea, che Bertolaso abbia organizzato una sorta di pantomima mediatica mandando 7 killer a dire agli aquilani state tranquilli. Se questo fosse stato il suo intendimento non avrebbe telefonato a Daniela Stati (ex assessore regionale della Protezione civile) ma lasciato le cose come stanno: c’era il comunicato della Protezione civile regionale che diceva che non ci sarebbero state più scosse, quale migliore occasione? Invece no. La Commissione era giuridicamente nulla. La loro presenza all’Aquila era una partecipazione funzionale nulla di più. Il verbale – ha concluso Sica – è uno solo ed è quello del 31 marzo. Nel corso della riunione giravano fogli bianchi, fatti al volo in cui gli elementi erano il nome, l’ente di appartenenza e la firma, tutto ciò non è attribuibile ad una bozza ma serviva a sapere chi fosse presente. Si tratta di un errore di lettura delle carte processuali. I due verbali tra l’altro non sono dissonanti”.
Gli assenti e i finti presenti. “Ci dobbiamo preoccupare non dei grandi assenti ma dei finti presenti. Bertolaso ad esempio è giustamente assente”. Lo ha detto nella sua arringa difensiva, l’avvocato Filippo Dinacci, legale di fiducia di Mauro Dolce e Bernardo De Bernardinis, entrambi imputati nel processo contro i sette membri della Commissione Grandi Rischi. Contrariamente a quanto sostenuto da altri colleghi difensori, come ad esempio Franco Coppi, legale di Giulio Selvaggi, (anche lui indagato), che nella scorsa udienza aveva definito Bertolaso “come il grande assente nel processo”, Dinacci ha evidenziato il proprio stupore nel vedere nascere un “processo che non doveva esistere” ed ha parlato di “sette cristi sui quali è stata chiesta una condanna perché è successo un evento”.