L’indagine dei finanzieri aquilani, coordinata dal Procuratore della Repubblica del capoluogo, Alfredo Rossini, deceduto alcuni giorni fa, e diretta dal Pubblico Ministero Antonietta Picardi, ha fatto luce su gravi e reiterate indebite percezioni di fondi pubblici nell’opera di ricostruzione di numerosi condomini, ville e case del capoluogo colpito dal sisma del 6 aprile 2009.
Oltre all’ imprenditore, sono indagati diversi tecnici, i quali avrebbe certificato lavori mai eseguiti o eseguiti in forma diversa da quella reale, un amministratore di condominio e alcuni proprietari di abitazioni, beneficiari dell’aiuto di Stato, per un totale di 43 persone.
L’inchiesta ha avuto inizio circa un anno e mezzo fa, grazie a diverse denunce dei terremotati che, a fronte della constatazione di lavori rendicontati in misura e maniera diversa dal reale, hanno deciso di rivolgersi alla Magistratura ed alla Guardia di Finanza.
L’arrestato, iscritto alla Camera di Commercio come “piccolo imprenditore”, titolare di ditta individuale artigiana, all’indomani del terremoto era riuscito ad accaparrarsi oltre 160 cantieri, tanto da risultare secondo solo ad un paio di note di società di capitali operanti nell’edilizia, nella classifica degli affidamenti.
Sono risultate necessarie, quindi, come spiega la finanza, elaborate indagini di polizia economica e finanziaria che hanno richiesto l’esame di documenti contabili e fiscali, la verifica dei materiali utilizzati, di prestazioni effettivamente svolte, l’esame dei progetti presentati e della congruenza dei computi metrici, l’utilizzo di rilievi fotografici dei luoghi ante e post ricostruzione, ma anche esami testimoniali ed analisi di flussi finanziari, soprattutto relativi al contributo di Stato, riferibili all’impresa coinvolta, ai tecnici, ai proprietari.
Gli inquirenti hanno incaricato i geometri comunali ad eseguire mirati sopralluoghi nei cantieri interessati. I finanzieri hanno esaminato 73 pratiche di ricostruzione affidate all’imprenditore (2 riguardanti immobili classificati “A”, 66 classificati “B” e 5 con classifica “C”), rilevando per 58 di esse irregolarità e incongruenze, talvolta reiterate con caratteri di sistematicità anche per immobili del tutto diversi tra loro. Si e’ così scoperta la rendicontazione di ponteggi che, in realtà, non erano stati montati, attestazione di Stati di Avanzamento Lavori eseguiti laddove, invece, non erano ancora iniziati, false fatturazioni di prestazioni per l’esecuzione di opere edili e certificazioni di totale rifacimento di tetti, a fronte invece di limitati lavori di sistemazione.
In alcuni casi, è stata rilevata l’incongruenza tra i costi sostenuti per la copertura dei pavimenti a protezione dai lavori edili e la rendicontazione degli oneri di demolizione e rifacimento delle stesse pavimentazioni. In altri casi, è stata riscontrata sia la fatturazione del rifacimento dell’intonaco e della ripulitura dei muri che, in stridente contraddizione, la fatturazione della demolizione dei medesimi. Infine, allegata alla pratica di finanziamento, è risultata inserita la documentazione fotografica tesa a comprovare l’utilizzo di ponteggi, riferibile ad un edificio diverso rispetto a quello interessato.
Il danno complessivo cagionato alla collettività, solo per i lavori gonfiati ad arte, supera i 700 mila euro, compresi gli ingiusti guadagni percentuali conseguiti dai tecnici deputati alla direzione dei lavori, che si sono prestati a redigere false rappresentazioni delle opere eseguite. In almeno 28 casi, sono stati rilevati elementi di coinvolgimento in capo ai privati committenti dei lavori, che hanno sottoscritto documentazione contabile non veritiera, per i quali è scattata la denuncia per concorso in truffa aggravata. Il monito della Guardia di Finanza, per tutti i cittadini interessati, e’ quindi di prestare bene attenzione a cio’ che si firma, chiedendo sempre conto e spiegazione ai tecnici, dei lavori resi dall’impresa, anche per non mettere a repentaglio l’opera di ricostruzione della propria abitazione.
Già nei giorni scorsi, i finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di L’Aquila avevano sottoposto a sequestro preventivo 225 mila euro circa, relativi alla ricostruzione di 37 edifici, già erogati ai beneficiari, ma non ancora versati all’impresa. Per 470 mila euro circa, già incassati dall’impresa, la Guardia di Finanza ha oggi eseguito sequestri su 8 conti correnti, un’abitazione sita a Pescara, terreni nell’aquilano, quote societarie ed autoveicoli fino a concorrenza della somma suddetta.
Degli esiti dell’indagine penale, sarà anche interessata la Procura Regionale della Corte dei Conti, competente a procedere per il danno erariale cagionato.