L’Aquila. Ammontano a circa cinquanta i capi di bestiame che, in soli cinque giorni, sono stati aggrediti e sterminati dai lupi nelle località di Castiglione e Ruella. A darne notizia è la Coldiretti L’Aquila, alla quale sono giunte numerose segnalazioni da parte degli allevatori locali che hanno lamentato la perdita e, in circa dieci casi, un grave danneggiamento dei capi.
Si tratta soprattutto di equini, ovini e bovini che, come ogni anno, nel periodo della bella stagione vengono condotti al pascolo in alta montagna che, per le imprese, significa sia abbattere in parte i costi di allevamento sia nutrire il bestiame in maniera del tutto naturale e nutriente.
Le aggressioni, avvenute principalmente nelle aree a ridosso del Parco Nazionale del Gran Sasso e della Riserva della Duchessa, si sono verificate anche nelle ore notturne, quando il bestiame era protetto dalle recinzioni che non hanno comunque rappresentato un ostacolo per gli attacchi dei lupi.
“Se da un lato va giudicata positivamente la biodiversità, dall’altro occorre al più presto ottimizzare le misure finalizzate a una conciliazione della tutela ambientale con l’esercizio delle attività agricole” ha spiegato Raffaello Betti, direttore della Coldiretti provinciale “affinché siano limitati il più possibile i danni agli allevatori e, di conseguenza, i costi a carico degli enti pubblici. Gli amministratori delle aree protette e gli agricoltori devono agire in sinergia con l’obiettivo di difendere concretamente sia il territorio sia le sue attività economiche”.
Tra le penalizzazioni degli allevatori, sottolinea inoltre la Coldiretti, anche la lunghezza nei tempi di risarcimento, che si aggiunge alla spesa che devono sostenere personalmente per lo smaltimento della carcassa prima ancora di ricevere gli indennizzi. Oltre al bestiame decimato, a quello fuggito che non sarà ritrovato e a quello ferito, gli attacchi dei lupi causano anche conseguenze che vanno dalla perdita di latte agli aborti a causa dello choc: gli animali possono infatti arrivare a diminuire del 50 per cento la produzione giornaliera per un periodo indefinito. L’associazione degli agricoltori, che prevede un imminente incontro con la provincia dell’Aquila e con i responsabili dell’ente Parco, chiede pertanto agli enti preposti l’individuazione di apposite forme di risarcimento per i danni indiretti non ancora riconosciuti e maggiori strumenti di salvaguardia per gli allevatori che stanno già attraversando un momento molto difficile per la grave crisi economica che porta progressivamente alla chiusura delle attività.