Canistro. Riferendosi all’annullamento del bando vinto nel 2015 dalla Santa Croce, e alla successiva revoca della concessione, l’avvocato Mastroianni ha parlato di “provvedimenti a orologeria”, evidenziando che “a Canistro si è registrato un caso unico in Italia, considerato che ovunque vale il principio della continuità: in attesa del nuovo bando, normalmente si proroga la concessione esistente”
“Alla Santa Croce non è stata concessa, invece, nessuna proroga, che al contrario è stata concessa per la terza volta dalla stessa Regione Abruzzo alla Guizza di Popoli, con evidente disparità di trattamento – ha proseguito – E questo dopo che la Santa Croce si è vista annullare nel 2015 il bando vinto con un punteggio altissimo, perché la Regione lo aveva sbagliato”.
Per non parlare, ha incalzato il legale, “della revoca dell’aggiudicazione, motivata da un Durc irregolare, cosa da noi contestata. Ci sono poi provvedimenti a orologeria come il sequestro di 8 milioni di litri d’acqua nel nostro stabilimento, disposto dalla Regione violando il nostro domicilio – ha rievocato ancora – avvenuto il giorno dopo il mancato accordo nei tavoli sindacali e dopo che la Regione ha permesso l’imbottigliamento a concessione revocata”.
Molte anomalie, per gli intervenuti, anche nel secondo bando vinto poi dalla Norda Spa e impugnato dalla Santa Croce.
“La Italiana Beverage, controllante della Santa Croce, non ha ottenuto nella gara vinta in via provvisoria dalla Norda Spa, neanche soglia minima, è stata dichiarata inidonea – ha ricordato Fasciani – Davvero strano per una società che ha imbottigliato acqua minerale per 30 anni, che a Canistro ha stabilimento nuovissimo, un acquedotto da 4,5 chilometri, e poteva cominciare da subito ad imbottigliare con un marchio già affermato e riassumere”.
A tal proposito Colella, ha ricordato che “l’assessore Lolli aveva assicurato che, con il nuovo bando, sarebbe arrivata a Canistro un grande player, ma di fatto la Norda non ha un metro quadrato di terreno per costruire un nuovo stabilimento, né nuovi acquedotti. Sarà un iter lunghissimo – ha previsto – e ci sono due anni di tempo per cominciare a imbottigliare. Hanno illuso i lavoratori che solo ora cominciano a capire”.
E ancora la vicenda del diniego da parte della Regione di utilizzare l’acqua minerale della sorgente Fiuggino, di cui pure la Santa Croce detiene regolare concessione.
“Una vicenda che non ha una logica e che ha dell’incredibile: quella sorgente è a venti metri dal nostro acquedotto, ma con la concessione in mano non possiamo fare l’allaccio – ha incalzato Di Turi – mentre attaccati abusivamente al nostro acquedotto ci sono da anni prima che subentrasse la Santa Croce, varie abitazioni privati, e anche una clinica, che non pagano l’acqua. E nonostante le denunce, nessuno interviene”.
Colella ha ricordato, poi, che “la Flacco, denunciata da me, e inquisita per altre vicende, ha ricoperto la carica di presidente della commissione dell’ultima gara, a cui ho partecipato, in evidente conflitto di interesse. Ci sono fatti indizi e documenti che attestato un accanimento personale della Flacco nei miei confronti”.
“E anche Lolli, da me già querelato e sotto inchiesta, nei tavoli delle trattative, ha fatto il sindacalista, non l’assessore alle attività produttive super partes – ha accusato l’imprenditore – Ed è grave anche che il presidente della Giunta, Luciano D’Alfonso, abbia taciuto, che la politica regionale buona non prenda posizione: solo il presidente del Consiglio, Giuseppe Di Pangrazio, mi ha concesso udienza”.
“Ma io non mollo, a Canistro non vendo e non affitto. Io voglio ripartire”, ha concluso Colella.