Ad illustrare le ragioni dell’azione legale, il medico aquilano Vincenzo Vittorini, assieme ad altri parenti delle vittime del terremoto, affiancati dall’avvocato Fabio Alessandroni.
Secondo Vittorini, il primo cittadino, nel corso della propria testimonianza avvenuta due giorni fa, avrebbe riferito dichiarazioni “mendaci” che sarebbero in contraddizione con quelle fornite da altri partecipanti alla riunione del 31 marzo del 2009. L’associazione, prima dell’estate di quest’anno, ha presentato un esposto alla Procura per sollecitare la magistratura a fare luce sull’azione del sindaco dell’Aquila e sulla macchina comunale in generale per quanto riguarda l’aspetto della prevenzione. Vittorini ha formato una lista civica con la quale si presenterà come candidato sindaco alle elezioni amministrative della prossima primavera.
Sul processo Grandi Rischi interviene, in una nota, anche l’assessore comunale Stefania Pezzopane.
“Una giornata dolorosa quella in cui sono stata chiamata a testimoniare nel processo contro la Commissione Grandi Rischi. Doloroso dover ancora una volta affrontare il viso affranto e le lacrime di tristezza non solo dei parenti delle vittime, che stanno rivivendo la disperazione di quei giorni, ma di un’intera città colpita al cuore. La Commissione Grandi Rischi deve spiegarci perché ha rassicurato un’intera città. Ricordo perfettamente il clima di quei giorni. Subito dopo la scossa del 30 marzo eravamo chiaramente in ansia, ma fummo tranquillizzati. La riunione della Commissione Grandi Rischi del 31 marzo non fu finalizzata ad informare la popolazione, ma a rassicurarla. A quella riunione non ero presente, perché la Provincia dell’Aquila (allora ne ero la Presidente) non fu invitata a partecipare. Stigmatizzammo quel mancato invito. Appresi dalla stampa e dai Tg l’esito di quella riunione, e ricordo perfettamente che le notizie erano rassicuranti. D’altronde lo si evince chiaramente dal verbale della riunione in cui è scritto a chiare lettere che ‘non c’era alcun allarme in corso’, nonostante lo sciame sismico; anzi le scosse avvertite dalla popolazione facevano ‘parte di una tipica sequenza di terremoti, del tutto normale in aree sismiche come quella dell’aquilano’. E tesa a tranquillizzare la popolazione fu anche la conferenza stampa che alcuni membri della Commissione Grandi Rischi tennero dopo quella riunione. Fummo invitati a bere il Montepulciano e a stare sereni. Inoltre dalle intercettazioni del filone G8 emerge chiaramente il clima che si voleva predeterminare. L’obiettivo era di tranquillizzare, di dire alla popolazione che si trattava di fenomeni normali, che tutto rientrava nella normalità. ‘Quello che dovevamo fare l’abbiamo fatto’, dice Barberi a Bertolaso. E se c’era qualcuno che tentava di dare l’allarme, allora doveva scattare la macchina del fango. Ora l’auspicio è che la giustizia faccia il suo corso. E non è un caso che il Comune si sia costituito parte civile. Il mio auspicio è si faccia chiarezza fino in fondo e che venga acclarata la verità, per rendere giustizia ai parenti delle vittime e ad una città intera”.
La replica arriva dallo stesso primo cittadino, il quale ha annunciato querele in proposito.
“Sono molto amareggiato dalle interpretazioni fantasiose e fuorvianti delle dichiarazioni testimoniali da me rese rispetto a domande circostanziate rivoltemi dal giudice, dagli avvocati di parte e dal pubblico ministero” ha spiegato Cialente. “Interpretazioni che, evidentemente, non possono essere solo frutto di superficialita’ e dilettantismo politico. Le mie sono dichiarazioni rese in perfetta coscienza dopo aver pronunciato la formula di giuramento. Ribadisco, solo per evitare polemiche sterili e offensive, di non aver inteso scagionare ne’ accusare nessuno, ma di aver solo riferito quanto alla mia conoscenza. Tutelero’ in ogni sede la mia onorabilita’, personale e di amministratore e, al riguardo, ho già dato ampio e formale mandato al mio avvocato di fiducia di verificare la possibilità di procedere giudizialmente per i reati evidentemente commessi a mio danno a seguito di dichiarazioni calunniose e diffamatorie a mezzo stampa, in riferimento al reato di falsa testimonianza. Da amministratore, avverto, già da ora, la pericolosità intrinseca di una campagna elettorale selvaggia e senza regole, nonché irrispettosa del dramma collettivo che abbiamo vissuto il 6 aprile 2009 e che stiamo vivendo ancora oggi. Sento il dovere di ricordare che, in quei drammatici giorni feci tutto quello che dovevo e anche di più, a cominciare dalla richiesta dello stato di emergenza”.