Sette persone indagate per l’appalto della ricostruzione di Palazzo Centi a L’Aquila, danneggiato dal terremoto dell’aprile del 2009. Sette avvisi di garanzia emessi dalla Procura de L’Aquila.
Tra gli indagati anche il collaboratore del presidente della Regione Claudio Ruffini, ex sindaco di Giulianova che in mattinata ha ricevuto la visita dei carabinieri che hanno acquisito una serie di documenti dalla sua abitazione e materiale informatico. Al governatore D’Alfonso i carabinieri invece hanno notificato il procedimento penale avviato dalla Procura aquilana che riguarda il cantiere di Palazzo Centi. D’Alfonso al momento non risulta nell’elenco degli indagati. L’appalto milionario dunque nel mirino degli investigatori che hanno acquisito tanto di quel materiale dagli uffici della Regione e della Giunta Regionale a L’Aquila. L’ipotesi di reato nei confronti di Claudio Ruffini è abuso d’ufficio.
In un clima di stretto riserbo e con gli inquirenti e gli investigatori con le bocche cucite, emergono i nomi dei sette indagati in uno dei tre filoni di indagine, quello sull’appalto sulla ristrutturazione di Palazzo Centi. Nel filone di Palazzo Centi finisce il capo della segreteria di D’Alfonso, Claudio Ruffini. Poi, l’imprenditore Eugenio Rosa, amministratore delegato di Icet Engineering di Castelli, che è arrivata terza nella gara, i tre componenti della commissione di gara, i funzionari regionali Giancarlo Misantoni (presidente), l’architetto Roberto Guetti e l’ingegnere Silverio Salvi. Sotto indagine anche due progettisti: Gianluca Marcantonio, nominato nell’agosto del 2016 componente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, e un mese fa entrato nel Comitato tecnico scientifico della struttura del commissario per la ricostruzione in Centro Italia, Vasco Errani. Indagato anche l’altro progettista, Alessandro Pompa. Per i sette le ipotesi di reato sono corruzione, turbativa d’asta e abuso d’ufficio.
Secondo quanto si è appreso, la Procura contesterebbe in particolare pressioni per la scelta dei nomi in commissione e anche il fatto che i progettisti avrebbero avuto gli elaborati progettuali quattro mesi prima del bando di gara. Degli altri due filoni delle indagini – uno a Penne e un altro a Pescara per lavori preventivati su case popolari – curate da Carabinieri e Polizia di Stato, non si conoscono tutti gli indagati: è emerso solo che sono indagati D’Alfonso, come sottolineato da lui stesso in un comunicato, e per quanto riguarda l’appalto per le case Ater di Pescara, Marcantonio.