La controversia era quella che vedeva protagonisti il Comune di Avezzano e la Gielle sas.
I fatti risalgono al 1985, quando l’Ente Fucino, con rogito notarile, cedette al Comune di Avezzano alcuni beni – capannoni e terreni circostanti, siti in via Nuova – in uso alla società Gielle, con l’impegno di riconoscere alla stessa migliorie per 950 milioni.
Dopo una lunga serie di contenziosi, la Corte d’Appello dell’Aquila aveva condannato il Comune di Avezzano a pagare circa 806 mila euro di danni. Sentenza strenuamente contestata dall’amministrazione, che aveva promesso battaglia contro “Una sentenza assurda – come l’aveva definita il sindaco Giovanni Di Pangrazio – che, per una serie di incredibili vicissitudini e leggerezze interpretative, a distanza di 27 anni si abbatté sulle casse del Comune e, quindi, sulle tasche dei cittadini”.
Le contromosse erano state affidate al Collegio difensivo coordinato dall’avvocato Giampiero Nicoli, affiancato dai professori e avvocati Stefano Recchioni e Stefano D’Andrea.
Tra le azioni messe in atto dal Comune, l’impugnazione degli atti dell’allora Carispaq che, malgrado il diniego dell’Ente, intenzionato a ricorrere in Cassazione, aveva effettuato il pagamento ‘improprio’ alla Gielle: il Consiglio comunale, nel 2013, aveva dichiarato non riconoscibile la legittimità del debito fuori bilancio, e aveva dato mandato alla Giunta di “intraprendere le necessarie misure al fine di tutelare gli interessi del Comune nei confronti della banca e di inviare gli atti alla Procura della Corte dei Conti”.
La Corte Suprema di Cassazione, sezione terza civile, accogliendo in pieno la tesi difensiva, ha cassato senza rinvio le sentenze di merito nella controversia, annullando le sentenze del Tribunale di Avezzano e della Corte d’Appello di L’Aquila, quest’ultima anche in sede di revocazione, stabilendo che i diritti vantati dalla Gielle nei confronti del Comune di Avezzano erano inesistenti.
Il Comune di Avezzano ora potrà recuperare oltre un milione di euro, vale a dire tutti gli importi pagati, compresi tutti gli onorari di primo e secondo grado conferiti alla controparte. Piena soddisfazione è stata espressa dal sindaco Giovanni Di Pangrazio, per un risultato che “sancisce una vittoria voluta con tutte le nostre forze, senza mai arrenderci, a tutto favore dei cittadini sulle cui tasche pesava l’indebito salasso. Ora – chiosa il sindaco – chi ha sbagliato dovrà pagare”.
“É una sentenza storica”, ha sottolineato l’avvocato Giampiero Nicoli, che aveva introdotto a suo tempo il giudizio di appello e aveva ottenuto la sospensiva del giudizio di primo grado, “É una vittoria straordinaria, io e il sindaco Di Pangrazio ci abbiamo sempre creduto, nonostante sembrasse un’impresa immane.
É il trionfo della verità e della giustizia, oltre che il premio alla perseveranza”.