L’Aquila. E’ ripreso questa mattina a L’Aquila il processo contro i sette membri della Commissione Grandi Rischi, giunto alla sesta udienza, riservata ai ragazzi sopravvissuti al crollo della Casa dello studente, in cui sono morti otto universitari.
Secondo le denunce presentate dai sopravissuti (tra cui il custode dell’edificio che si è sbriciolato nel crollo delle 3.32), gli stessi erano stati invitati a rimanere nello stabile dallo stesso direttore e dal responsabile del settore tecnico dell’Adsu, dopo le rassicurazioni arrivate tramite giornali e televisioni da parte dei membri della Commissione Grandi Rischi, organo consultivo della presidenza del Consiglio dei Ministri.
Sul crollo della Casa dello Studente, in via XX Settembre, esiste un procedimento penale a parte.
I sette imputati sono accusati di aver compiuto analisi superficiali e aver dato false rassicurazioni agli aquilani prima del 6 aprile 2009, causando la morte di 309 persone.
Gli imputati sono Franco Barberi, presidente vicario della commissione Grandi Rischi, Bernardo De Bernardinis (anche oggi presente in aula), già vice capo del settore tecnico del dipartimento di Protezione civile, Enzo Boschi, all’epoca presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Giulio Selvaggi, direttore del Centro nazionale terremoti, Gian Michele Calvi, direttore di Eucentre e responsabile del progetto Case, Claudio Eva, ordinario di fisica all’Università di Genova e Mauro Dolce, direttore dell’ufficio rischio sismico di Protezione civile. I capi di imputazione per tutti sono di omicidio colposo, disastro colposo e lesioni personali colpose.
“Quando c’erano scosse dalla Casa dello studente uscivano i ragazzi e capitava anche che pernottassero fuori. Il 5 aprile, dopo la prima scossa delle 23, non è successo niente: i ragazzi sono scesi impauriti e io li ho tranquillizzati, visto quello che diceva la Commissione Grandi Rischi: che questo sciame sismico non avrebbe mai portato a un evento”. Così Piergiorgio Lauri, custode della Casa dello Studente crollata il 6 aprile 2009, egli stesso rimasto sepolto a lungo sotto le macerie, ha testimoniato nell’udienza, parlando del cambio di atteggiamento dovuto, a suo dire, alle rassicurazioni della Commissione. “I ragazzi erano impauriti” ha aggiunto “più che altro per quelle lesioni visibili dello stabile che erano state controllate dopo la forte scossa del 30 marzo. Dopo la scossa dell’una, invece, c’era una situazione di caos, forse qualcuno è uscito. Io pure di solito uscivo, ma alle scosse delle 23 e dell’una sono rimasto seduto. Alle 3.32 ho provato a scappare, quando ho visto le pareti che si aprivano. Sono rimasto bloccato per molte ore e avevo problemi a essere tirato fuori, i vigili del fuoco volevano addirittura tagliarmi una gamba ma ho gridato che preferivo rimanere lì. Il solaio del piano superiore poteva cadermi addosso da un momento all’altro, anche se in quel momento non lo sapevo”. E sull’importanza delle rassicurazioni, Lauri ha dichiarato: “Il direttore dell’Adsu mi disse di non evacuare la struttura per quello che dicevano i media”.