Pesanti, non solo dal punto di vista giuridico, le accuse della procura, presente questa mattina in aula con il procuratore capo dell’Aquila Alfredo Rossini e i due sostituti Fabio Picuti e Roberta D’Avolio. Secondo i pm, i vertici della Commissione chiamata a valutare l’entità del rischio sismico nell’Aquila immediatamente pre terremoto avrebbero mandato “segnali rassicuranti” alla popolazione. Nella riunione del 31 marzo 2009, in pieno sciame sismico e a pochi giorni dal terremoto del 6 aprile che causò 309 morti, secondo l’accusa “ci fu una valutazione del rischio approssimativa, generica e inefficace in relazione alla attività della commissione e ai doveri di prevenzione del rischio sismico”. Insomma, furono date agli aquilani “informazioni imprecise, incomplete e contraddittorie sulla pericolosità dell’attività sismica vanificando le attività di tutela della popolazione”. Tra le parti civili accolte dai giudici, oltre al comune dell’Aquila, molte persone che la notte tra il 5 e il 6 aprile del 2009 decisero di rimanere in casa nonostante le forti scosse proprio a seguito dell’annuncio della Commissione.
275 le persone che, al momento, dovranno passare davanti al collegio giudicante presieduto da Marco Billi. Uno scontro, quello tra procura, difesa e parti civili che chiamerà in causa in maniera diretta il mondo scientifico. Tra i vari consulenti di parte sfileranno infatti anche scienziati di calibro internazionale ed esperti in rischio sismico. Il dibattimento, ha affermato il giudice Billi, andrà avanti “a ritmo serrato, anche con due udienze a settimana e mi metto a disposizione anche la domenica, non ho intenzione di far durare questo processo più di due anni”. Sempre nel corso della mattina, il tribunale ha anche rigettato la richiesta degli avvocati della difesa che avevano chiesto l’accorpamento del processo ad un filone di inchiesta simile al momento ancora nella fase delle indagini preliminari. Prossima udienza il primo ottobre alle nove.