Il terremoto aveva provocato il crollo di parti della struttura, determinando disagi e polemiche, con la conseguenza che molti dei feriti erano stati addirittura curati e medicati all’aperto, a pochi passi dalle strutture pericolanti. Nell’udienza di ieri, si è costituita parte civile l’associazione “Cittadinanza Attiva Onlus” che ha chiesto un risarcimento di 50 mila euro. Come testi del pm sono stati ascoltati Rodolfo Foresta, operaio che aveva svolto piccoli lavori negli anni ’80 nella fase di edificazione del nosocomio e l’ingegnere Eutizio Di Gennaro, responsabile della Sezione di polizia giudiziaria del Corpo dei vigili del fuoco dell’Aquila. Il primo ha parlato di “lavori sporchi” ovvero di come fosse consuetudine all’epoca dei fatti, diluire molto il calcestruzzo “per consentire il passaggio del cemento nelle forme armate”. L’operaio ha parlato di altre gravi irregolarita sempre nelle fasi iniziali di costruzione del “San Salvatore”‘. Di Gennaro ha invece ripercorso le fasi dei sopralluoghi e delle verifiche nella fase delle indagini preliminari, insieme ai consulenti della Procura e dei militari del Gico della Guardia di Finanza che ha seguito l’inchiesta.
Il pm titolare dell’inchiesta, Fabio Picuti, facendo riferimento al lavoro svolto da Squadrilli, ha parlato di “calcoli sui pilastri eseguiti ad occhio” facendo riferimento all’impossibilità nella fase delle indagini preliminari di poter acquisire la scheda tecnica sui calcoli strutturali dei pilastri redatta dal professionista. Di qui l’idea del pm che in realtà sui pilastri non era stato fatto nessun calcolo scritto.