A riferirlo è il docente universitario e ingegnere Antonello Salvatori che, insieme a Francesco Benedettini, ha coordinato il pool di 30 consulenti della Procura, messi in campo fin dai primi giorni dal Procuratore capo della Repubblica dell’Aquila, Alfredo Rossini e dal sostituto Fabio Picuti, che hanno coordinato la maxi-inchiesta sui crolli per il terremoto degli edifici pubblici e privati, 220 in tutto. L’esperto questa mattina ha portato la sua testimonianza nell’ambito del filone d’inchiesta sulla palazzina che prima sorgeva in via generale Francesco Rossi, vicino l’ex Inam, in cui sono morte 17 persone per le quali sono imputate tre persone: gli ingegneri aquilani Diego De Angelis, direttore dei lavori e amministratore del condominio, e Davide De Angelis, collaudatore, oltre al titolare dell’impresa che 12 anni fa fece i lavori di restauro, Angelo Esposito.
Salvatori, chiamato come teste dell’accusa, prima di affrontare il caso del singolo edificio crollato, ha parlato di quei fattori che hanno accomunato il crollo di diversi edifici a L’Aquila, a causa del terremoto di due anni fa. “Il primo aspetto” ha detto “è quello che molti degli edifici che abbiamo analizzato hanno avuto lo stesso progettista. Altro aspetto la qualità del calcestruzzo, scadente anche in relazione alle normative vigenti all’epoca, per non dire della mancata sistemazione di particolari telai che avrebbero dovuto attutire un terremoto; telai che al contrario abbiamo scoperto ne erano stati sistemati in una sola direzione. Dal punto di vista del terreno posso dire che sostanzialmente il terreno aquilano è piuttosto omogeneo e ricco di brecce, di brecce aquilane che hanno una buona resistenza sismica”. A supporto delle proprie tesi, e per evidenziare che il terremoto non c’entra nulla con il collasso degli edifici, Salvatori ha portato l’esempio della palazzina “gemella” ubicata accanto a quella che ospitava la Casa dello Studente. “L’edificio che dista pochi metri da quello collassato è rimasto in piedi perché il progettista non solo è diverso, ma perché tutte le normative in vigore sono state seguite alla lettera. Non è un caso se meno dell’uno per cento degli edifici realizzati in cemento sono crollati. Ciò significa che il terremoto non c’entra nulla”.