A partire dal coinvolgimento della base, con l’obiettivo di fare da interlocutori della governance della ricostruzione per contribuire alla rimozione degli ostacoli. Nasce con questo “unico, grande significato” l’associazione “Il cratere che resiste”.
“Per far rimanere le persone in questo territorio” spiega il presidente Lucio De Bernardinis “occorrono tre condizioni: la casa, il lavoro e i servizi. Noi ci vogliamo mettere da subito al lavoro in concreto su questi aspetti, non solo sollevando i problemi alle istituzioni, ma anche ponendoci in modo propositivo, con proposte per risolverli”.
L’associazione in questi giorni si sta organizzando e presto ci sarà una prima assemblea di presentazione, come annuncia il presidente, consigliere comunale a Poggio Picenze e impegnato in passato nel mondo dell’associazionismo.
Rispetto ad altri movimenti, una differenza importante: quella di procedere a una raccolta di firme preliminare per il tesseramento dei soci. Questo, “per avere una massa critica pesante ed essere più strutturati. Massa critica non significa essere solo numeri. Al contrario i soci saranno parte integrante dell’associazione e l’idea è quella di fornire assistenza personalizzata sui problemi di tutti i giorni a chi ne abbia bisogno”. Sempre in un’ottica di allargamento della base va vista la scelta del nome che, pur evocando il capoluogo ferito dal sisma del 6 aprile 2009, si allarga a tutto il panorama di piccoli centri devastati dalle scosse. “Potenzialmente vogliamo coinvolgere tutte le 57 amministrazioni comunali del cratere, area che abbiamo voluto inserire nel nostro nome”.
Quanto alla “resistenza”, lungi dall’assumere un significato politico, va interpretata come “conferma a ogni costo del senso di appartenenza al territorio dell’Aquilano, per evitare fughe e spopolamento”, aggiunge. Come si muovera’ l’associazione nei suoi primi passi concreti? Il presidente non vuole svelare troppo le carte, ma anticipa due temi su cui “Il cratere che resiste” vorrà porre l’attenzione.
“Il problema dei manufatti temporanei, delle casette va affrontato a ogni costo. Tra un anno molte delle 4.500 realizzazioni che ci sono state nei 57 comuni potrebbero diventare abusive per la scadenza dell’autorizzazione triennale. Per chi ha speculato o ha agito in modo opportunistico ci sta bene che non ci sia tutela, ma per chi ha dovuto mettersi un tetto sulla testa, magari giovani coppie, il problema e’ sociale”.
Infine, la questione della ricostruzione delle seconde e terze case che, a oggi, sulla carta e’ finanziata integralmente solo in presenza di un “piano di ricostruzione” complessivo. “Ma a oggi” aggiunge De Bernardinis “in molte amministrazioni, tra cui L’Aquila, il piano ancora non c’è e molti edifici restano senza possibilità di restauro”.
Argomenti “caldi” che saranno affrontati nelle prime assemblee del “cratere che resiste”, ma anche attraverso un punto di incontro e di ascolto che sarà posizionato nei prossimi giorni nei poli di maggiore circolazione di aquilani, a cominciare dal centro commerciale.