L’Aquila. La Giornata della Memoria. Tra ricordi, riflessioni, su quello che è stato e quello che, si spera, sarà, molti rappresentanti delle Istituzioni locali hanno voluto lasciare un’impronta su questa giornata del ricordo. Sensazioni, speranze, commozioni: un abbraccio simbolico che ognuno di loro hanno voluto dedicare alla popolazione che ancora oggi, a distanza di due anni, si lecca le ferite. Senza, tuttavia, perdere la forza di guardare dritto al futuro.
Il ricordo di Stefania Pezzopane, ex presidente della Provincia ed attuale assessore al Comune de L’Aquila. “Sono trascorsi due anni, 730 giorni, 17.520 ore. Le lancette del tempo scorrono inesorabilmente, ma i nostri cuori e le nostri menti sembrano essere ancora fermi lì. Alle 3.32 di quel maledetto 6 aprile 2009″. Abbiamo conosciuto sulla nostra pelle il dolore per la perdita di 309 nostri concittadini, lo smarrimento, ogni tipo di disagio, fisico e psicologico. Abbiamo conosciuto la straordinaria solidarietà, che ci ha lenito in parte le ferite. Le nostre vite sono cambiate inesorabilmente. Oltre 39mila persone non vivono più nelle loro abitazioni, 23mila sono negli insediamenti del progetto CASE o nei MAP, 2mila aquilani sono ancora ospiti tra hotel e caserme. Il 68 per cento, da una recente indagine condotta dalle Università di L’Aquila, Firenze e Ancona, non è soddisfatto dell’attuale abitazione . La cassa integrazione è salita di sei punti percentuali. Il 46 per cento degli aquilani denuncia un calo drastico di reddito. I medici segnalano un abuso di psicofarmaci. Mancano spazi aggregativi per giovani ed anziani. Eppure in troppi cercano di dipingere uno scenario diverso. Parlano di miracolo, tentano di ammaliare l’Italia con una parvenza di efficienza e celerità nella ricostruzione. In questa logica rientrano le comparse pagate a Forum, che per 300 euro recitano a soggetto un copione scritto ad arte per imbambolare gli spettatori; le immagini false dei Tg di Minzolini, le dichiarazioni di un ministro della Lega che paragona gli aquilani a pesi morti. Le recenti dichiarazioni fatte in una conferenza stampa al riparo delle stanze romane, dove si fa l’apologia di se stessi e si scredita l’operato del Comune, affermando che si è fatto leva sulla disperazione. Ma qui c’è vera disperazione. Per le tasse che stiamo pagando da un anno e per quelle che dovremmo tornare a pagare, nonostante le tante rassicurazioni. Per la zona franca, di cui si sono perse le tracce, mentre migliaia di attività sono al palo. Per la ricostruzione pesante che non decolla, perché c’è chi, con due anni di ritardo, firma un accordo sulle procedure per la ricostruzione delle case E. E’ disperato chi viene allontanato dall’albergo o dalla caserma o dall’alloggio provvisorio in cui vive, senza alcun ammortizzatore, pur in presenza di gravi disagi sociali. È disperato chi un alloggio ce l’ha, ma non basta per contenere le esigenze familiari. È disperato chi cerca di riconquistare a stento una normalità. A lenire questa disperazione è stato l’abbraccio caloroso che gli aquilani si sono regalati questa notte. Nella notte del dolore e del ricordo, le fiaccole che hanno brillato in centro storico hanno in parte illuminato il buio della disperazione, regalando a questa città un momento di commozione , di speranza e di rinnovata forza ad andare avanti, a crederci, a non mollare, anche e soprattutto per rispetto a chi ora non è più con noi”.
Il ricordo di Antonio Del Corvo, presidente della Provincia de L’Aquila. “L’insediamento dell’attuale amministrazione provinciale ha coinciso con i giorni dedicati alle celebrazioni del primo anniversario del tragico evento che ha messo in ginocchio la città dell’Aquila e il suo comprensorio. Ho vissuto quei giorni con un grande rispetto e condivisione del dolore, cercando di entrare in punta di piedi in una situazione in cui potevo sembrare estraneo. Inutile sottolineare quanto fossi vicino a tutti gli aquilani, a coloro che avevano subito, impotenti, una catastrofe inenarrabile. Osservavo il muto e composto dolore di tutti, direttamente coinvolti o uniti da un’empatia che dilagava. Ho osservato la dignità che ci contraddistingue, e ho capito, ancora di più, che L’Aquila non può e non deve abbassare la testa. Gli aquilani hanno una marcia in più, determinata dalla dignità, dalla forza, dalla determinazione che li rende unici. Oggi, a distanza di un anno dall’inizio del mio mandato, e di due anni dalla data che ha segnato la storia aquilana, mi sento di poter dire, con ancora più forza e convinzione, che gli aquilani non devono arrendersi, che il 6 aprile del 2009 deve diventare uno stimolo a crescere, a progettare una città che sia sicura e a misura d’uomo, senza perdere di vista il dolore che rimarrà indelebile nell’anima e nella coscienza collettiva. Il mio non vuole essere il solito messaggio demagogico, lungi da me voler approfittare di simili momenti, ma l’esternazione di ciò che provo dal profondo del mio cuore unita alla esperienza di questo ultimo anno vissuto in prima linea per cercare di contribuire alla rinascita del territorio. Mi unisco al dolore di chi ha perso familiari, amici, conoscenti in quella drammatica notte di due anni fa e a tutti coloro che hanno vissuto in prima persona la furia devastatrice del sisma, con un simbolico affettuoso abbraccio. A tutti voglio ribadire che solo uniti, tutti insieme, possiamo farcela e ricostruire i nostri centri abitati, senza le barriere dettate da individualismi e sciocche competizioni politiche che non fanno altro che acuire i già grandi problemi di gestione e di coordinamento della ricostruzione”.
Il pensiero di Enrico Di Giuseppantonio, coordinatore regionale abruzzese dell’Udc. “Nessuno di noi ha dimenticato, nessuno può o potrà tirarsi indietro rispetto alle proprie responsabilità. Ma oggi, a due anni da quella terribile notte, è arrivato il momento di dire basta alle polemiche, alle strumentalizzazioni, ai veti incrociati. E’ il momento di dar vita, invece, ad un Patto di solidarietà, di operosità, di concretezza e di buona volontà fra il mondo politico, le parti sociali, la pubblica amministrazione con la sua burocrazia a volte lenta, chi opera a livello locale, capace di superare divisioni e lacerazioni. E’ il momento, non più rinviabile né in nome della politica né di alcun altro interesse di parte, di pensare a ricostruire L’Aquila per darle un futuro, per dare una speranza ai suoi giovani, alla sua gente. E’ con questo spirito e sulla scia di quanto ha affermato il segretario nazionale dell’Udc Pier Ferdinando Casini, che nel corso della sua recente visita nella città terremotata ha sottolineato la necessità di affrontare il problema reale della ricostruzione, che tutti dobbiamo vivere quest’anniversario. Ricordando che gli impegni si portano avanti anche e soprattutto quando i riflettori sono spenti”.
Il messaggio del Presidente del Senato, Renato Schifani. “La generosità e l’impegno di coloro che hanno offerto la propria opera per la riedificazione de L’Aquila colpita dal terribile sisma del 2009 è l’espressione più autentica della coesione del nostro Paese. A due anni dal terremoto della terribile notte tra il 5 e il 6 aprile 2009 desidero confermare la mia fraterna vicinanza a tutti gli abruzzesi e rinnovare il cordoglio per quanti persero la vita nel sisma. Il dolore di quei giorni, solo in parte alleviato dalla volontà di tutti di ritornare quanto prima alla normalità, pure non deve offuscare oggi il lavoro intrapreso e portato avanti dalle istituzioni tutte e da quanti, da posti diversi e ciascuno secondo le proprie possibilità, hanno operato per il bene comune. Ho recentemente inaugurato a Barete una scuola per l’infanzia e nell’entusiasmo dei bambini, degli insegnanti, dei genitori e delle Autorità locali, ho visto uno spirito di rinascita bellissimo e forte. La generosità, il sacrificio e l’impegno delle persone che hanno offerto la propria opera per la riedificazione dell’Aquila, e tutti coloro che, partecipi nel dolore e vicini nella certezza della ripresa, hanno voluto e continuano a dimostrare sensibilità nei confronti della vostra regione, sono oggi l’espressione più autentica della coesione del nostro paese, non solo unito da valori formali, ma da un vero e profondo spirito di solidarietà”.
Il commento del presidente del Consiglio Regionale Nazario Pagano. ”Per procedere con la ricostruzione post sisma, specialmente del centro storico, sono necessarie concordia politica e velocizzazione delle procedure amministrative. A due anni dal terremoto bisogna superare gli steccati ideologici e l’appartenenza politica, visto che non sempre e’ successo in questi mesi, e ritrovare lo spirito di intesa che ha contraddistinto la fase dell’emergenza, promuovendo un modello di ricostruzione capace concretamente di far rialzare L’Aquila. Vicinanza e rinnovato cordoglio per quanti persero la vita in quella tragica notte del 6 aprile di due anni fa”.
Le parole di Gianni Chiodi, presidente della Regione Abruzzo e Commissario straordinario per la Ricostruzione. “A due anni dalla tragedia che ha sconvolto per sempre la vita degli aquilani, dobbiamo essere uniti nel ricordo, nel dolore, ma anche nella speranza. Sono vicino ed abbraccio forte le famiglie che, in quei pochissimi tragici secondi, di quell’indimenticabile 6 aprile, si sono ritrovate prive degli affetti più cari, della serenità, dell’equilibrio sociale ma anche economico. Nessuna parola, per quanto sincera e sentita, potrà lenire le loro ferite, attenuare la loro sofferenza. Possiamo solo dire che, con spirito di umana solidarietà, e nel rispetto dell’intimo sentire di ognuno, saremo loro accanto. E ci impegneremo, ciascuno per il proprio ruolo e per la propria disponibilità, affinché L’Aquila sia ricostruita. Ci vorrà molto tempo, tutti ne siamo consapevoli, ma L’Aquila del domani, dei nostri figli e delle generazioni che verranno, dovrà essere sicura, protettiva, non dovrà celare insidie né palesi nè più vigliaccamente subdole. Lo dobbiamo a noi stessi, a chi verrà dopo, ma soprattutto a chi non c’è più, ai tanti ragazzi che pensavano di realizzare qui sogni ed aspirazioni e che invece sono stati traditi; ai bambini che forse neanche conoscevano il significato della parola terremoto; alle persone anziane che mai avrebbero creduto di finire i propri giorni in un modo così violento. Dunque, stringiamoci l’un l’altro nella memoria delle 309 vittime, ma non lasciamoci sopraffare dalla rassegnazione. Loro, che con coraggio hanno sfidato anche gli allarmi di allora, non lo vorrebbero. In questa triste ricorrenza è comunque il caso di guardarci alle spalle e di compiacerci per aver avuto una insperata forza di reazione. Aiutati, in questo, da una solidarietà immensa. In tempi ristrettissimi, è stato possibile trovare una sistemazione alloggiativa decorosa e dignitosa per tutti, assicurare ai nostri studenti la normale attività didattica, portare a termine l’opera di puntellamento degli edifici danneggiati, completare i lavori nelle case più integre. In questo senso, il ringraziamento va a tutti coloro che, a vario titolo (uffici, tecnici, imprese), hanno favorito il graduale rientro di tanti aquilani nelle loro case. Una grande iniezione di fiducia, credetemi, uno stimolo importare sulla lunga strada del ritorno alla normalità. Molti sono stati anche i commercianti ed i professionisti che hanno riaperto la propria attività, nelle periferie ma soprattutto in centro, forte segnale di attaccamento alle radici. In questo processo di rinascita non possiamo certo dimenticare chi sempre ci è stato vicino: il Governo nazionale, pronto a recepire tutte le nostre istanze, a sostenerci economicamente; il sistema Paese, generoso e altruista, quanto a risorse umane e materiali; la comunità internazionale che ha finanziato il recupero di opere importanti. Dopo un primo periodo di grande slancio emotivo e di celerità operativa, il percorso di ricostruzione sta andando avanti con determinazione, impegno, condivisione. Ecco, dopo la fiaccolata commemorativa, dopo la santa messa in suffragio, col Capo dello Stato, momenti di doverosa partecipazione, cominciano a guardare al futuro con ancora maggior ottimismo. Approfitto, in questo contesto, per rivolgere un appello a tutti gli attori della ricostruzione, affinché interpretino la rinascita del territorio non solo come un business ma come una missione. Perché i giovani aquilani ed abruzzesi possano continuare a vivere laddove sono nati, sono cresciuti umanamente e culturalmente, hanno apprezzato la storia e la ricchezza architettonica, hanno affrontato sfide e sono stati protagonisti di belle esperienze. Ma anche perché i nostri anziani possano riavere i loro spazi, la loro socialità, i loro momenti di aggregazione. Per raggiungere certi obiettivi, però, bisogna mantenere la coesione e l’unità politica e di comunità. E non dividersi su questioni spesso banali per il solo gusto della polemica e della contrapposizione ideologica. I nostri cari, da lassù, vorrebbero fosse così”.
Il commento di Dario Franceschini, capogruppo del Pd alla Camera. “Il governo Berlusconi, dopo le promesse di due anni fa ha, di fatto, spento i riflettori su L’Aquila e sul suo dramma. A due anni dal terremoto, il 50 per cento della ricostruzione dei beni monumentali non è neppure stata approntata e ci sono ancora 37 mila sfollati, di cui mille nelle caserme. Gli aquilani hanno ripreso a pagare i mutui e da luglio, anche le tasse con un incremento per gli arretrati”.
Le dichiarazioni di Alfonso Mascitelli, senatore dell’Italia dei Valori. “Procede, anche se con lentezza, l’iter normativo del disegno di legge Norme in materia di benefici in favore dei superstiti e dei familiari delle vittime del terremoto de L’Aquila che è stato assegnato alla XIII Commissione del Senato (Territorio, ambiente, beni ambientali). Oggi ricorrono due anni da quella drammatica notte ed il rischio di abbandonarsi alla retorica è alto. Un rischio che da abruzzese, prima ancora che da Senatore della Repubblica, non voglio correre. Per questo nell’intervento che ho tenuto in Aula ho posto all’attenzione dei miei colleghi questo disegno di legge che ha l’intento di rafforzare la vicinanza solidale dello Stato nei confronti delle vittime e dei loro familiari, attraverso l’adozione di misure di sostegno economico. Misure che sono state realizzate in passato in casi simili a quello aquilano ed anche in occasione del disastro ferroviario di Viareggio. Serve un impegno concreto, che non vuole sovrapporsi all’impianto dispositivo del complesso processo di ricostruzione, ma anzi vuole rafforzarlo. Oggi ho chiesto ai miei colleghi, in Aula il loro sostegno per velocizzare l’iter del presente disegno di legge, per dimostrare agli aquilani che lo Stato c’e’ ed e’ al loro fianco. Concretamente”.