All’Aquila, negli interventi di emergenza e post-emergenza, i bambini sono quasi invisibili. “Praticamente mai nominati e considerati come gruppo a sé stante, bisognoso di specifici e prioritari interventi” dice Raffaela Milano Responsabile Programmi Italia-Europa di Save the Children, l’organizzazione internazionale che si occupa della tutela dei diritti dei minori. Continuano a mancare – prosegue – “interventi specifici e strutturati nel tempo che aiutino i bambini e le loro famiglie a reagire e ritornare a una situazione di piena e positiva normalità”. Per non paralare, poi, delle “lentezze registrate sul versante della ricostruzione materiale della città e dei luoghi colpiti”.
Ed è per questo che Save the Children oggi presenta il decalogo su come proteggere i bambini e gli adolescenti nelle emergenze. E su come rafforzare la capacità dei minori e delle comunità di prevenire e rispondere a future catastrofi naturali. Un documento elaborato insieme a un gruppo di esperti e presentato oggi all’Aquila nell’ambito del convegno “Proteggere i bambini nelle emergenze”, organizzato in collaborazione con l’associazione Focolare Maria Regina, con la Asl dell’Aquila, con la facoltà di psicologia dell’università dell’Aquila e con il patrocinio del comune dell’Aquila, del Centro servizi per il volontariato dell’Aquila e dall’AIP – Associazione italiana di psicologia.
Un convegno affollato di studenti, operatori sociali, medici, insegnanti, psicologi, volontari. Affluiti nell’aula magna di psicologia a Coppito – una tenda – per ascoltare i molti esperti e testimoni dell’esperienza aquilana del post-terremoto.
“Un primo passo per arrivare quindi a un protocollo operativo per la protezione dei minori in emergenza” dice Save the Children in una nota. Un documento che “accettato e validato da tutti gli attori coinvolti, rappresenti il riferimento nazionale per tutti gli operatori in emergenza, dalla protezione civile, al personale sanitario, ai volontari, agli operatori sociali, agli psicologi”.
“Con il decalogo e il successivo protocollo operativo – prosegue il direttore generale Valerio Neri – Save the Children intende far sì che l’Italia si doti di procedure condivise e standardizzate per la protezione e l’aiuto ai bambini in situazioni di emergenza”. E quindi il decalogo fornisce indicazioni specifiche: per esempio, da subito – in un’emergenza – devono entrare in azione esperti di protezione dei minori che si occupino per quanto possibile di proteggere i bambini dall’esposizione ad eventi angoscianti e violenti; da subito dev’essere previsto un sostegno psicologico stabile e continuativo per i minori e assicurata la presenza costante di un pediatra nei Punti medici avanzati; vanno poi garantite la preservazione dell’unità familiare e costruite “aree a misura di bambino” nelle tendopoli dove i bambini possano giocare e recuperare un senso minimo di normalità.
L’ultimo punto del decalogo riguarda quindi le attività di prevenzione, che devono coinvolgere in modo sistematico i bambini. In particolare i piani comunali di protezione civile devono contenere specifiche misure per l’infanzia, gli edifici scolastici devono rispettare gli standard di sicurezza e nelle scuole devono svolgersi regolarmente attività di protezione civile.
“La prevenzione e la preparazione dei bambini e delle comunità ad eventuali eventi calamitosi è fondamentale” per Save the Children. Che da febbraio ha avviato all’Aquila il progetto Bussola Famiglia: sostegno psicosociale ai bambini e alle loro famiglie, ma anche interventi di prevenzione e riduzione del rischio anche attraverso formazione di personale specializzato come i “tutori di resilienza”.
“La sofferenza emotiva di tanti bambini e adolescenti – dice ancora Raffaela Milano – l’assenza di adeguati spazi di socializzazione, l’emorragia di iscrizioni a scuola, sono tutti segnali che non possono essere sottovalutati e indicano una difficoltà dei minori così come del resto della comunità a uscire da una dimensione di emergenza, insicurezza, paura”.
La paura di quella notte di due anni fa, che ha provocato 308 vittime – di cui 22 con meno di sedici anni – oltre 1.500 feriti, più di 65mila sfollati e circa 23mila case distrutte. Secondo i dati della Protezione civile i bambini e gli adolescenti colpiti dal terremoto sono stati circa 12.500, di cui quasi 6mila di età compresa tra 0 e 9 anni e 6.500 tra i 9 e i 19 anni. E oggi – dopo due anni – sono quasi 3mila i bambini e adolescenti accolti nei moduli abitativi provvisori Map e nelle Case (complessi antisismici sostenibili ed ecocompatibili) nel comune dell’Aquila, quasi il 20% della popolazione complessiva residente nelle new town.