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Secondo le tesi del Pm, Fabio Picuti, la tragedia sarebbe stata causata da una cattiva ristrutturazione del tetto, che sarebbe stata appensantita senza tener conto della reale tenuta sismica. L’accusa è quella di omicidio colposo, lesioni e disastro colposo, oltre a mancata misurazione di adeguamento statico ed omissione nei collaudi. Sempre secondo la tesi dell’accusa, il progettista De Angelis avrebbe realizzato, senza progetto, un tetto di copertura a falde in cemento armato senza avere considerato l’adeguatezza sismica e senza avere predisposto le dovute valutazioni delle condizioni di sicurezza strutturale. Il tetto, dunque, avrebbe avuto un peso doppio rispetto a prima. Oltre al fatto che non sarebbero state fatte delle prove di carico. De Angelis in veste di collaudatore, è accusato di non avere effettuato le previste verifiche a struttura ultimata necessarie al rilascio del certificato di collaudo e non ha redatto il certificato di collaudo.
Angelo Esposito, titolare dell’impresa, è accusato di non avere presentato al Genio Civile de L’Aquila la documentazione necessaria alla denuncia delle opere in cemento armato e di avere realizzato i lavori in assenza dei relativi progetti e dei calcoli strutturali. Nel corso della precedente udienza il giudice aveva ammesso la costituzione di 45 parti civili compresa quella del Comune de L’Aquila nonostante le opposizioni dei legali della difesa. Tra i superstiti, Marta Valente di Bisenti, in provincia di Teramo, recuperata da una squadra di speleologi dopo 23 ore sotto le macerie, protetta da una trave che l’ha salvata dalle pietre. Ma li’ sono morte le sue amiche che studiavano medicina. Una tragedia anche per Diego De Angelis, l’imputato che in quel crollo ha perso la figlia Jenny.