Omicidio volontario. L’incriminazione è di quelle pesanti per don Paolo Piccoli, ex parroco di Pizzoli ma da anni tornato in Veneto sua regione d’origine, accusato dalla magistratura friulana di essere coinvolto nella morte di un sacerdote 92 avvenuta per strangolamento due anni fa nella casa del clero di Trieste nella quale anche lui risiedeva.
E all’indomani della notizia, giunta come un fulmine a ciel sereno, l’arcivescovo metropolita di L’Aquila, Mons. Giuseppe Petrocchi, ha voluto esprimere in una lettera aperto, dolore ma anche fiducia e piena collaborazione agli inquirenti e ai giudici sulla spinosa questione che ha coinvolto don Piccoli.
L’arcivescovo, infatti, ha esternato tutto il suo rammarico per il grave episodio che vedrebbe coinvolto il sacerdote 52enne che aveva guidato fino a qualche anno fa la parrocchia di Pizzoli, che risulta ancora incardinato nella diocesi aquilana sebbene sia tornato a casa per motivi di salute già nel 2010.
“Insieme ai miei Collaboratori”, scrive Mons. Petrocchi, “seguo con attenzione gli sviluppi della situazione e attendo con serenità le decisioni che gli Inquirenti riterranno opportuno prendere. Anche in questa triste situazione, ribadisco la mia salda e motivata fiducia nella Magistratura e nelle Forze dell’Ordine, auspicando che la verità emerga rapidamente e nella sua interezza. Inoltre, con tutto il cuore spero che don Paolo Piccoli possa dimostrare la sua estraneità ai fatti delittuosi che gli vengono contestati”.
Inoltre, l’arcivescovo sottolinea come al momento il sacerdote che risulta solo indagato, per cui solo una volta che la magistratura prenderà le sue decisioni, potranno essere adottate anche le misure in ambito ecclesiastico, “nella salvaguardia della dignità della persona e nella rigorosa applicazione delle normative canoniche”.
“Per quanto mi riguarda”, continua Mons. Petrocchi, “dichiaro, con l’intera Chiesa Aquilana, la ferma volontà di dare ogni apporto perché venga fatta giustizia e sia tutelata fino in fondo la legalità. Tuttavia, proprio perché non manchi il rispetto dei fondamentali diritti di ogni uomo e di tutto l’uomo, mi prodigherò perché la Comunità, ecclesiale e civile, partecipi al severo accertamento dei fatti con coraggio e imparzialità, ma anche con obiettività e prudenza. Agli Inquirenti e ai Giudici, dunque, vanno accordate la leale collaborazione e la convinta stima per il prezioso servizio che rendono alla società. Occorre poi attendere con onestà e pazienza il risultato del loro lavoro, senza precederlo o sostituirlo con indebiti pronunciamenti e umilianti ostracismi, messi in atto da altre soggettività”.
Per gli inquirenti, infatti, sarebbero state le tracce di sangue trovate vicino alla vittima e appartenente a don Piccoli, così come la sparizione di alcuni oggetti sacri preziosi, denunciati dall’anziano sacerdote, che avrebbe inserito il nome del giovane collega e suo vicino di stanza tra quelli dei possibili autori del furto, ad incastrare l’ex parroco aquilano.