Un nastro d’asfalto che deturpa un santuario della natura nel Parco d’Abruzzo. La foto ha suscitato una grande indignazione sui social con la foto condivisa da quasi 4mila persone.
Le associazioni chiedono di bloccare subito i lavori e ripristinare i luoghi in un’area fondamentale per l’Orso bruno e tante altre specie protette.
Domani lunedì 18 luglio a Pescara alle ore 12, nella Libreria Primo Moroni, Stazione Ornitologica Abruzzese, Nuovo Senso Civico e Forum H2O terranno una conferenza stampa per presentare le “incredibili immagini fotografiche e video dello scempio in corso nell’alta Vallelonga, in pieno Parco nazionale d’Abruzzo e Sito di Interesse Comunitario”.
Le associazioni chiederanno il blocco immediato dei lavori su tutta la strada e il ripristino della strada sterrata che è stata coperta dal bitume per chilometri. Si punterà il dito anche verso chi ha autorizzato tale lavoro affinché “paghi per la scelta folle di asfaltare con mezzo milione di euro di fondi pubblici una strada sterrata che andava chiusa per legge”.
“Due volte prima dell’avvio dei lavori, mesi fa e una settimana fa, avevo scongiurato il direttore del Parco Dario Febbo di non procedere oltre. Avevo anche mandato una lettera al parco molto tecnica ma che finiva con ‘siete impazziti’?”, ha commentato Augusto De Sanctis.
E il Parco cosa dice? In una nota si spiega che “nei giorni scorsi nel comune di Villavallelonga, nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, è stato effettuato un intervento di manutenzione straordinaria di una strada che conduce ai Prati d’Angro, contravvenendo alle prescrizioni date dall’Ente Parco per la realizzazione dell’intervento, che non prevedeva che lo stesso si facesse nell’ultimo tratto, quello compreso tra il Vallone Cervara ed il fontanile dell’Aceretta”.
Il Parco, dopo aver autorizzato con prescrizioni, appunto, l’intervento per una strada già esistente, la cui costruzione era stata autorizzata agli inizi degli anni novanta del secolo scorso dallo stesso Ente Parco, certamente non dall’attuale direzione, decisione però mai criticata pur avendo dato origine alle attuali criticità, ha ingaggiato un confronto serrato per fare rispettare le sue prescrizioni, prima contestando le posizioni del Comune di Villavallelonga e dei tecnici, poi diffidando la direzione dei lavori e la ditta che stavano violando le prescrizioni, infine ordinando la sospensione dei lavori.
Alla evidenza che tutto quanto fatto dal Parco non è bastato a fermare i lavori, si procederà a richiedere il sequestro del cantiere e la denuncia dei responsabili.
Alla luce di quanto sopra si respinge l’attacco al Parco, ai suoi servizi ed alla direzione contenuta in articoli apparsi sugli organi di informazione, che distorcono completamente il ruolo avuto dal Parco in questa vicenda, omettendo di evidenziare passaggi importanti di tutta la vicenda, come il fatto che l’autorizzazione è del tutto legittima.
L’obiettivo che l’Ente Parco sta perseguendo per dare un assetto di gestione alla valle che porta ai prati d’Angro è quella di una regolamentazione del suo accesso, finora mai perseguita e tantomeno attuata da precedenti amministrazioni del Parco, per assicurare la tutela della natura, l’accesso agli aventi diritto, regolamentazione che deve andare di concerto con la gestione del centro visita del Parco e dell’area faunistica dell’orso, oltre che della gestione della Val Cervara, candidata ad essere riconosciuta patrimonio dell’Umanità secondo i canoni dell’UNESCO, tutte politiche di tutela che il Parco sta attuando per assicurare maggiore tutela a tutta l’area.
E’ vero, i Parchi Nazionali italiani sono cascati in mano alla politica (i politici hanno abolito le Comunità Montane e si sono “buttati” sugli Enti Parco!). E quindi è un fiorire di progetti ovunque, pur di far scorrere il danaro pubblico, specie di provenienza europea, che sia opera del Parco o dei soli Comuni. Ogni progetto o iniziativa se serve a far “girare” il danaro o crei business, va bene: i Parchi spesso (per non dire quasi sempre) hanno ormai accantonato la loro prioritaria finalità che è di conservare luoghi, paesaggi, flora e fauna, ed il Ministro Galletti pare abbia pienamente sposato questa linea, anzi ne avrebbe fatto il suo programma. Contrastarla è quindi più che lecito; ma un conto sono i progetti o le iniziative discutibili, un conto quando per farlo si pretende di ledere i diritti ancestrali delle collettività locali, quelle sulle cui spalle nel nostro Paese quasi sempre si regge la difesa della Natura, in nome di tutta la collettività nazionale.
Gli ambientalisti, che tante volte hanno taciuto o tacciono per convenienza politica, nel caso della strada dei Prati d’Angro, nel Parco Nazionale d’Abruzzo, si stanno comportando né più né meno di come fanno i politici, che per favorire gli interessi economici agiscono da dittatori nei confronti dei diritti della Natura; loro (ma dovrei dire noi), gli ambientalisti, per difendere i diritti della Natura si comportano da dittatori contro gli interessi ed i diritti delle collettività locali! Ed è una grande ingiustizia!
Prendiamo l’esempio della strada dei Prati d’Angro, una strada che esiste da almeno 70 anni (certamente da almeno 50 nello stato in cui si trovava fino a ieri); una strada che serviva e serve un’ampia proprietà privata appartenente a tutte le famiglie di Villavallelonga che un tempo la coltivavano in vario modo (grano, mais, segala o fieno) e che oggi la utilizzano come attrazione turistica. Una strada che negli ultimi anni si era talmente rovinata da costringere i visitatori motorizzati ad aprire tracciati marginali per superare le asperità creata dalle continue erosioni del tracciato principale.
Oggi il Comune di Villavallelonga ne ha deciso la risistemazione (cosa che era già stata fatto in passato e praticamente con la stessa tecnica); l’Ente Parco aveva autorizzato i lavori proprio per le ragioni suddette. Gli ambientalisti si sono opposti sostenendo che sistemare quel tracciato (esistente e praticato) arrecherebbe danno enorme all’Orso marsicano ed all’avifauna (citando la presenza di specie rare – alle quali andrebbe aggiunta anche l’Ortolano –, ma che raramente vivono ai Prati d’Angro, bensì nella media Vallelonga!). Cosa che se vera oggi, lo era anche ieri, ed anzi, la sistemazione della strada così come da progetto, migliorerebbe la situazione ambientale evitando la creazione di tracciati alternativi e percorsi sui prati, nonché la diffusione di fasce impolverate laterali (per evitare lo stesso impatto, nei Parchi degli USA si asfaltano addirittura tratti di sentiero!).
Nei comunicati letti sui giornali si legge di “asfalto” ai Prati d’Angro, mentre ciò non è vero ed il leggero strato bituminoso che ha creato scandalo rappresenta solo una base di consolidamento poi rivestita di graniglia bianca oggi ritenuta ecologica nei progetti di sistemazioni di strade similari. Lo stesso Parco, con un comportamento quanto meno ambiguo, ha poi bloccato i lavori: l’AIW si augura che siano ripresi proprio per dare la sistemazione definitiva ed “ecologica” a quel tracciato interrotto (oggi sì un vero scempio); l’unico modo per rendere fruibili i Prati d’Angro senza che la presenza delle auto arrechi danni ambientali.
Non si possono calpestare i diritti della cittadinanza locale per tutelare gli interessi della collettività nazionale senza offrire alla prima una compensazione: la sistemazione della strada dei Prati d’Angro (che, ripeto, esiste da 70 anni) va vista almeno come una forma di compensazione, in attesa di altre soluzioni.
Perché, certo, l’ideale sarebbe una grande prateria priva di strada, come sognano gli ambientalisti; ma allora si faccia pressione sul Governo e sulla politica affinché si stanzino i milioni di euro necessari per l’acquisto dei Prati d’Angro: unico metodo liberale e democratico per salvaguardarli nella loro integrità! Sono certo che nessun cittadino di Villavalleonga, rifiuterebbe una tale offerta. Questa è democrazia, non la violenza dei comunicati di protesta e la richiesta di vincoli impositivi senza compensazioni!
Franco Zunino
Segretario Generale Associazione Italiana Wilderness