L’Aquila. 6 aprile 2009 – 6 dicembre 2010. Venti, come i mesi trascorsi da quel tragico terremoto. Trecentonove, come le vittime che sotto quelle macerie hanno perso la vita. Otto, come i palazzi simbolo crollati inesorabilmente. Migliaia, come gli aquilani che questa sera parteciperanno alla grande fiaccolata silenziosa che attraversa le vie della città distrutta il 6 di ogni mese. Numeri su numeri, giorni che trascorrono uno dopo l’altro, lasciando sospesi una lunga sequenza di “se” e “ma” che fanno male a chi è rimasto a combattere per la propria città.
Migliaia di fiaccole accese per tener vivo il ricordo di vittime innocenti, dietro la cui morte si nascondono ancora tanti punti interrogativi. Troppa leggerezza in quelle costruzioni venute giù come castelli di sabbia, troppi responsabili ancora da individuare. Perché il terremoto è sì una calamità imprevedibile (forse), ma in una zona sismica (magari) serviva una maggiore attenzione. Partono da qui le numerose inchieste aperte dalla magistratura, alla quali si sono aggiunti i “fantasmi” dell’illegalità post terremoto. E un segnale forte sarà la partecipazione alla fiaccolata di questa sera di don Luigi Ciotti, fondatore dell’Associazione Libera, da sempre grande difensore del principio di legalità e della lotta alla criminalità organizzata. Lo stesso don Luigi che ha annunciato la distribuzione, a partire da lunedì, di un dossier che analizza passo dopo passo la ricostruzione aquilana, evidenziando il rischio relativo alle infiltrazioni mafiose. L’attesa è tanta, ma resta ancora il vuoto. Il vuoto di quelle 309 vittime. Venti lunghi mesi dopo quella scossa che ha cancellato una città. E che ora gli aquilani vogliono riportare ad una nuova rinascita.
