Lecce dei Marsi. ‘Ancora una volta, la scrivente Associazione è costretta a difendere gli interessi dell’Orso bruno marsicano che nella località “La Cicerana” del Parco Nazionale d’Abruzzo, Comune di Lecce nei Marsi, stanno per essere nuovamente ignorati. E ancora una volta si deve stigmatizzare come, nonostante i tanti “portatori di interessi” di quest’animale e la stessa primaria finalità del Parco, quelli turistici continuano a prevalere e, cosa ancora più grave, proprio a danno diretto della sua finalità primaria: la difesa dell’Orso marsicano.
Ed è vergognoso che a farlo debba ancora una volta essere una libera associazione privata e non già gli organismi pubblici che hanno questo compito per legge e sono anche lautamente finanziati dallo Stato proprio per questa finalità.
L’attività turistica è chiaramente una risorsa per le popolazioni locali che subiscono i vincoli del Parco Nazionale, ma MAI dovrebbe prevalere, quando non prevaricare, quelli della difesa dell’Orso marsicano! Sia per ragioni culturali e scientifiche, sia e proprio per non “prosciugare” la fonte di reddito da turismo che caratterizza il Parco d’Abruzzo’.
Lo dichiara in una nota Franco Zunino, segretario generale dell’Associazione Italiana per la Wilderness (AIW).
‘Quanto sopra, a seguito della notizia giuntaci della cessione ad una cooperativa turistica l’uso di un fabbricato ubicato in località “La Cicerana”, appartenente al Comune di Lecce nei Marsi. Detto fabbricato sarebbe uno dei due “sopravvissuti” al meritorio smantellamento di decine di essi operato negli anni ’90 del secolo scorso a cura del Parco Nazionale d’Abruzzo dopo il termine di una lunga causa legale seguita alla loro abusiva realizzazione negli anni ’60 su suoli appartenenti al demanio comunale di Lecce nei Marsi.
Purtroppo, per una cattiva decisione di chi allora gestiva il Parco, di tutte quei cosiddetti “villini” si decise di salvarne due, anziché provvedere al TOTALE loro abbattimento e totale ripristino dello stato dei luoghi; uno dei quali – quello più a valle – avrebbe dovuto essere ultimato per essere in futuro adibito a rifugio turistico e l’altro – che di ultimazione non aveva bisogno – a struttura di pertinenza del Parco e dei suoi Servizi (vigilanza, centro studi). Ora si apprende che proprio quest’altro, ritrasferito al Comune di Lecce dopo un certo periodo di utilizzazione come posto di guardiania, sarebbe stato da questi concesso ad una cooperativa turistica: ovvero, trasformato in luogo di residenza stabile e movimento di persone; ciò a danno diretto ed indiretto dell’Orso marsicano.
Premettiamo che detta struttura è ubicata in un luogo che proprio per la sua posizione, non può e non deve (o non doveva) essere adibita a scopo turistico, e che l’ideale sarebbe ancora oggi abbatterlo – così come smantellare l’intreccio di strade che li servivano tutti, anch’esse realizzate all’epoca –, ultimando quell’operazione che avrebbe dovuto ripristinare lo stato originario dei luoghi.
1 – La struttura è ubicata in un sito che per la sua estrema importanza naturalistica è stato non solo inserito in un SIC, ma è anche ubicato appena fuori dai limiti di una “riserva integrale” prevista dal Piano del Parco dopo averne ottenuto la presa in gestione da parte del Comune proprietario.
2 . La struttura è ubicata nelle strette vicinanze dei due grandi campi seminati a granoturco per favorire l’alimentazione dell’orso; campi che, data la metodologia costruttiva dei recinti che li difendono dal bestiame domestico e selvatico, si presuppone che saranno così coltivati per altri anni ancora (altrimenti saremmo di fronte ad un riprovevole spreco di danaro pubblico!).
– 2 –
3. La struttura è ubicata, non solo sui limiti della zona a “riserva integrale”, ma anche di una zona con alta presenza di tane di orsi e, in particolare, anche tane di “svernamento” e quindi di riproduzione.
E’ così che vogliamo salvare l’Orso marsicano e difendere la sua privacy? Col turismo? Ricordiamo che già negli scorsi anni fummo costretti a criticare l’iniziativa occasionale di una mega “ciaspolata” di centinaia di persone, sempre in questo periodo dell’anno; iniziativa che lo stesso Parco fu costretto a ridimensionare, sebbene con dei provvedimenti tardivi e… all’acqua di rose (che ci auguriamo non debbano ripetersi anche quest’anno dopo l’arrivo della neve)! Le voci ci dicono anche che per questo ipotetico “compatibile” utilizzo a scopo turistico (si parla anche di posti letto da adibire a soggiorni prolungati) si pensi ad una specie di inaugurazione, ovviamente con la partecipazione delle solite centinaia di “amanti della montagna” (e magari dell’Orso!) come furono quelli che parteciparono alle “ciaspolate” del passato: come se con l’alibi dell’ “amore” si mitigassero i danni! E quest’anno la situazione è ancora anche più delicata a causa del mancato innevamento e del disagio che l’orso sta prevedibilmente subendo.
Infine, a testimonianza di quanto qui scritto sentiamo il dovere di segnalare come negli archivi del Servizio di Sorveglianza del Parco esisterebbe una relazione a suo tempo richiesta – prima di operare lo smantellamento dei “villini” suddetti -, al Guardiaparco (oggi in pensione) Gerardo “Lillino” Finamore, affinché indicasse, sulla base delle sue conoscenze del territorio di servizio, quali dei suddetti “villini” avrebbero dovuto essere assolutamente abbattuti e quali eventualmente salvati per scopi di sorveglianza e/o turismo: tra quelli assolutamente da abbattere, proprio per la delicatezza del luogo in cui si trova, c’era proprio QUEL villino!
E invece fu salvato, e fu probabilmente salvato proprio per la sua posizione privilegiata per chi avesse voluto soggiornarvi per svago, vista la sua posizione a vista panoramica! Una motivazione che, proprio per questo, avrebbe invece dovuto consigliarne l’abbattimento proprio perché era tra i più paesaggisticamente dannosi! Ma si sa, come sosteneva qualcuno anni orso sono, che anche le sciovie del Parco si sarebbero potute autorizzare se a realizzarle ed a gestirle fosse stato il Parco! Ovvero, gli interessi privati, ed in particolare quelli egoistici, spesso superano di gran lunga quelli culturali, scientifici e sociali!
Ed eccoci qui a dover nuovamente “combattere” per un danno che si credeva di aver evitato vent’anni fa e che invece è ritornato ad essere attuale, sebbene più subdolo e sotto le mentite spoglie del turismo “ecologico”!
Eppure, poco lontano esiste un grande rifugio da adibire al turismo senza che si arrechino danni dalla vita dell’orso: il Rifugio del Diavolo lungo la strada statale Marsicana; un rifugio da decenni lasciato praticamente nell’abbandono più totale! Perché non è stato offerto questo rifugio alla cooperativa richiedente?’, si chiede Zunino in definitiva.