L’Aquila. Stressati, indifferenti, arrabbiati, infelici, tendenti al pianto ed alla commozione. E’ questo il ritratto post-terremoto dell’aquilano, secondo Massimo Casacchia, ordinario di Psichiatria all’Università de L’Aquila, che questa mattina ha presentato il Progetto Benessere psicologico, realizzato in collaborazione con il collega Alessandro Rossi.
Un’iniziativa dedicata proprio alla popolazione aquilana per capire, a oltre un anno dal sisma, qual è lo stato psicofisico, ma anche quali sono i bisogni reali e le aspettative.
L’indagine campione coinvolgerà 3000 persone di ogni fascia d’età, residente nelle abitazioni del Progetto Case, nei Map o alloggiati negli alberghi. Ad essi sarà recapitato, nei prossimi giorni, un questionario, già affrancato per la spedizione di ritorno, con diversi quesiti, che vanno dal benessere generale (stato di concentrazione, emotività, insonnia, capacità decisionali) ad una più attenta ricognizione sul ricordo della tragedia (rimozione, fossilizzazione, sfiducia nel futuro, difficoltà relazionali, ansia) alle condizioni di vita sociali passate e presenti (vecchie e nuove abitudini quotidiane, rapporti con i servizi sul territorio) alla spiritualità ed alla religiosità.
La Asl dell’Aquila, infatti, dopo il terremoto del 6 aprile 2009, ha registrato un incremento di casi trattati superiore al 30%. Non solo disturbi psicologici, più evidenti nell’imminenza della tragedia, ma anche fisici. Tra i più frequenti, problemi cardiovascolari, diabete e tutta una serie di patologie connesse all’obesità e alla totale assenza di attività fisica. Malattie che sono per lo più conseguenza di stili di vita cambiati, abitudini comportamentali stravolte.
”Il fatto di stare negli alberghi” ha spiegato Rossi “facendo tre pasti al giorno in totale sedentarietà, ad esempio, ha determinato nei soggetti aumenti di peso notevoli, con l’innalzamento dei normali valori. A ciò è andata ad aggiungersi una nuova socialità, fatta di bar, pub e birrerie, che ha portato ad un’impennata nelle richieste di cura per assunzione eccessiva di bevande alcoliche”.
In crescita, dunque, anche il consumo di farmaci utili a combattere insonnie ed agitazioni. Ma anche per tutte le altre patologie. I due medici hanno confermato che il fenomeno è in via di normalizzazione.
A pesare sulla bilancia, nei mesi subito successivi al terremoto, anche la generale sensazione di precarietà sulla localizzazione di medici e farmacie che magari spingeva tanti ad approfittare dell’occasione per accaparrarsi più medicine possibili, nel timore di rimanerne sprovvisti.
Rossi ha individuato negli anziani la categoria più fragile e più colpita dalla separazione con un habitat protettivo e ritagliato sulle proprie necessità. Ma anche sui giovani l’effetto sisma è stato devastante. Alle cure dei sanitari sono ricorsi circa 500 universitari in difficoltà nel rapportarsi con un futuro che non avevano programmato.