Duemilacinquecentocinquanta. Tanti sono gli emendamenti alla legge Finanziaria presentati nei giorni scorsi alla Commissione Bilancio del Senato. Una marea di deroghe, tra le quali non mancano alcune davvero singolari. Come quella presentata dal senatore Lucio Malan (PdL), che all’articolo 39 su “Ulteriore sospensione dei versamenti tributari e contributivi nei confronti dei soggetti colpiti dal sisma del 6 aprile 2009”, aggiunge il 39bis su “Delega al Governo per la disciplina e la tassazione della prostituzione”.
Nel testo dell’emendamento si legge che “il Governo è delegato ad adottare, su proposta del ministro del Lavoro e delle Politiche sociali e del ministro dell’Economia, ed entro il 31 dicembre 2010, uno o più decreti legislativi volti alla legalizzazione e alla tassazione della prostituzione” sulla base di una serie di criteri.
Che vanno dalla “tutela della libertà della persona che si prostituisce rispetto all’accettazione dei singoli clienti e alla possibilità di lasciare in qualsiasi momento l’attività di prostituzione” al “controllo sanitario periodico”; dall’obbligo di “protezione profilattica dei rapporti” all’esercizio della prostituzione “solo in locali non aperti al pubblico, fuori dalle prossimità di scuole e locali di culto”; dal “divieto per i minori dell’esercizio della prostituzione e di ingresso dei locali dove si esercita” alla “copertura previdenziale per le persone che esercitano la prostituzione”; dalla “tassazione dell’attività di prostituzione sulla base delle norme riguardanti le libere professioni” all’inasprimento delle pene per tutti i reati connessi con la prostituzione, “salvo quelli abrogati dalle norme introdotte con la presente delega”, fino alla “abrogazione delle norme contrastanti con le norme introdotte”.
Contro la presentazione di questo emendamento si sono scatenate molte critiche, prima tra tutte quella del ministro delle Pari Opportunità Mara Carfagna, che ha definito la proposta “irricevibile, perché lo Stato non può sostituirsi allo sfruttatore in questo losco mercato”.
Secondo il senatore Malan, invece, “solo facendo uscire questa attività dalla clandestinità in cui è oggi si può combattere l’odioso fenomeno dello sfruttamento. E pagare le tasse non può essere paragonato allo sfruttamento, altrimenti tutti i lavoratori italiani sarebbero sfruttati dallo Stato, salvo proprio le prostitute”.
Quello che è poco chiaro è il legame tra l’articolo relativo alla sospensione dei tributi per gli aquilani e l’emendamento sulla tassazione della prostituzione. Forse i cittadini abruzzesi dovranno ancora pazientare per vedere ricostruite le loro abitazioni, ma potranno confortarsi con le case chiuse?
Marina Serra