L’Aquila. Nel settembre 2004, la SNAM S.p.A. Rete Gas ha messo in cantiere la realizzazione del metanodotto Brindisi-Minerbio. Un gasdotto che dovrebbe snodarsi per 687 km circa, con un condotto di 1200 mm di diametro, adagiato a 5 metri di profondità e una servitù di pertinenza di 40 metri (20 per lato). Il progetto della società dell’Eni prevede un gasdotto che dovrebbe arrivare dall’Algeria e attraversa l’appennino, in zone altamente sismiche, con una centrale che dovrebbe essere realizzata a Sulmona. I comuni abruzzesi interessati sarebbero 21, tra Valle Peligna e aquilano (quasi tutti comuni del cratere). Il comitato per i cittadini per l’ambiente di Sulmona hanno sottolineato più volte, dopo il sisma del 6 aprile, come il percorso del metanodotto interessi parte del cratere aquilano e zone altamente sismiche come la Valle Peligna. “Dopo la centrale di Sulmona”, scrivono in un volantino i rappresentanti dei Comitati, “il tracciato del metanodotto attraversa la valle, seguendo le faglie sismiche del Morrone, per poi proseguire per Popoli, Collepietro, Navelli, Caporciano, San Pio delle Camere, Prata d’Ansdionia, Fagnano Alto, Barisciano, Poggio Picenze, San Demetrio né Vestini, L’Aquila, Pizzoli, Barete, Cagnano Amiterno, Montereale, tutte località colpite dal sisma del 6 aprile”. Secondo i comitati il guadagno per questi territori devastati dal terremoto sono pari a zero, anzi aumenteranno i rischi per la popolazione e si andrebbero a creare danni notevoli agli habitat naturali, all’assetto idrogeologico e all’agricoltura. Insomma a guadagnarci dovrebbero esserci solo la Britisch Gas (costruttore del rigassificatore a Brindisi) e la Snam-Eni, che lo scorso 8 aprile, due giorni dopo il terremoto che ha sconvolto l’Abruzzo, avrebbe ripresentato il progetto per il tracciato. I comitati hanno sottolineato come il metanodotto non porterebbe nessun introito per l’Italia, ma solo per la multinazionale del gas che rafforzerebbe il suo ruolo di hub in Europa e potrebbe vendere il gas a paesi terzi. In pratica nell’aquilano più di ricostruzione si parla di costruzione di un metanadotto, tralasciando la cronaca recente di scosse sismiche e della frana di Tarsia (CS) che ha provocato l’esplosione di un metanodotto simile a quello che si vuole costruire e far passare nell’appennino abruzzese. Gli ambientalisti, non solo abruzzesi, hanno puntato dritto al Comunità Europea con un ricorso firmato da diverse associazioni di tutte le regioni interessate dal progetto. Presto potrebbero partire una serie di ricorsi di cittadini della zona direttamente al Parlamento europeo, tramite un modello da far circolare in rete.