L’Aquila. E’ stata una cerimonia toccante quella vissuta oggi a L’Aquila, in occasione del 64esimo anniversario della Repubblica Italiana.
Una commemorazione che, nonostante i grandi assenti (il presidente della Regione Gianni Chiodi e quello della Provincia Antonio Del Corvo, invitato dal ministro La Russa alle celebrazioni nella capitale), ha visto una partecipazione numerosa di persone riunite nella villa comunale.
Dinanzi alle rappresentanze delle forze militari, hanno sfilato il vice presidente del Consiglio regionale Giorgio De Matteis, l’assessore regionale Angelo Di Paolo, la vice presidente della Provincia dell’Aquila Antonella Di Nino ed il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente, che non ha voluto indossare la fascia tricolore. Ha preferito tenerla piegata tra le mani, in segno di protesta per le riduzioni della manovra correttiva alle agevolazioni fiscali per le zone terremotate.
Il primo cittadino ha voluto denunciare così la scarsa vicinanza dello Stato, dopo che ieri, durante un’assemblea a piazza Duomo aveva detto di aver bisogno subito di 350milioni di euro. Dal 1 luglio, invece, i cittadini aquilani torneranno a pagare i tributi pregressi, oltre al contingente.
Cialente non è nuovo a questo tipo di protesta. Già l’estate scorsa aveva minacciato di restituire la fascia da sindaco al Presidente Napolitano. Adesso, annuncia anche l’intenzione di rinunciare all’incarico di vice Commissario del Governo per la ricostruzione post sisma.
Intanto, questa mattina c’è stata anche la prima uscita ufficiale del nuovo prefetto Giovanna Maria Iurato, che ha letto il messaggio inviato dal Presidente della Repubblica.
Tra la folla, non sono mancati i riferimenti “al veleno” relativi al coinvolgimento della Iurato nella “lista Anemone” e nell’inchiesta di Napoli su Finmeccanica. Una protesta passata quasi sotto silenzio, coperta dalla suggestione dell’alzabandiera, dalle note dell’Inno di Mameli e dalle parole della Preghiera per la Patria.
Infine, sono stati consegnati i diplomi agli insigniti dell’onorificenza ”al merito della Repubblica Italiana” e delle medaglie d’onore concesse ai cittadini deportati ed internati nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto per l’economia di guerra ed ai familiari dei deceduti.
Foto: Repubblica.it