L’Aquila. Quasi la metà dei bambini presi in esame, tra 5 e 15 anni, viene strappata ogni anno dalle ‘fauci’ dell’obesità dal centro regionale di riferimento dell’auxologia e disturbi della crescita del San Salvatore. Il servizio dell’ospedale aquilano, che da gennaio a ottobre 2015 ha trattato 198 soggetti con obesità infantile grave, è riuscito a ridurre la massa di grasso in esubero in 83 di loro.
Poco più del 42% di soggetti recuperati che costituisce un successo, visto che si tratta di un fenomeno che per essere debellato richiede tempo e collaborazione delle famiglie. Dopo il day hospital iniziale vengono effettuati controlli ravvicinati e continui aggiustamenti della dieta, fino a depurarla dal mix di merendine, bevande gasate e sostanze ricche di zuccheri che, complice la sedentarietà, favoriscono l’insorgenza di diabete e malattie cardiovascolari in età adulta.
Il soggetto obeso, tanto per avere un’idea di massima, ha una massa di grasso superiore del 40% rispetto a quello che dovrebbe essere il suo peso normale. I trattamenti dei casi gravi di obesità infantile prevedono un percorso terapeutico che dura da 6 mesi a 1 anno in cui, dopo l’impostazione del giusto regime alimentare, viene monitorato il peso con controlli periodici e verificata la progressiva diminuzione della massa di grasso in eccesso.
Il lungo ‘viaggio’ per uscire dal tunnel dell’obesità non è affatto facile perché non sempre c’è una risposta adeguata da parte dei genitori, incaricati di assicurare cambio di rotta a tavola e attività fisica ai propri figli. La scarsa attenzione dei genitori, almeno per una larga parte dei casi presi in esame, spiega in ampia misura perché oltre il 44% dei soggetti non fa alcun progresso e quindi non dimagrisce mentre il 12% peggiora perfino la propria condizione ingrassando ancora.
Al centro regionale di riferimento di auxologia del San Salvatore, diretto dal prof. Giovanni Farello, tra i 198 pazienti obesi gravi, il 13% arriva dalla provincia di Roma, il 14% da quella di Teramo e il 15% dalla provincia di Rieti; la restante quota risiede nella provincia di L’Aquila. In Abruzzo il fenomeno dell’obesità infantile, da tempo, ha fatto accendere le sirene dell’allarme perché la Regione, a fronte di una media nazionale del 20%, registra un tasso di incidenza del 37%.
“Bisogna intervenire soprattutto tra i 5 e i 6 anni”, dichiara il prof. Farello, “e correggere l’alimentazione sbagliata seguendo una regola di massima: meno carboidrati come pane e pasta e più proteine come carne, pesce, legumi. La prevenzione è decisiva perché il bambino, con disturbi del metabolismo o con eccessiva produzione di insulina, rischia da adulto di sviluppare il diabete e di avere malattie cardiovascolari come ictus e infarto”.